Il Sud, quasi sempre, è la zona italiana dove le riduzioni di organico si fanno sentire in modo maggiore. A complicare le cose, quest’anno ci si sono messi anche i tagli agli enti locali previsti dalla manovra estiva. Il risultato è che in una città come Palermo la scarsità di fondi a disposizione non consente di rinnovare i contratti per decine di insegnanti di sostegno, determinando la chiusura di 27 sezioni delle scuole comunali dell’infanzia della città siciliana. E la situazione si ripercuote su oltre 600 bambini disabili, o con difficoltà d’apprendimento, rimasti dall’inizio dell’anno scolastico senza una guida che li accompagni nel percorso formativo.
A protestare, il 28 settembre, di fronte all’ufficio della Ripartizione Pubblica Istruzione di Palermo, accanto all’albero Falcone, erano decine gli insegnanti di sostegno e i genitori, uniti nel chiedere al Comune la risoluzione immediata del problema, rinnovando i contratti che consentirebbero di riprendere le regolari attività scolastiche. Durante la contestazione, i genitori hanno annunciato l’invio di una lettera di diffida nei confronti del sindaco di Palermo, Diego Cammarata, e per conoscenza alla Corte dei Conti, con la quale affermano che, qualora da Palazzo delle Aquile non arrivassero risposte certe in breve tempo, costringendo le famiglie al ricorso alla scuola privata, chiederanno la possibilità di rivalersi sulle casse comunali.
“Il Comune la smetta con le spese superflue – ha detto il consigliere comunale Nadia Spallitta, capogruppo di Un’Altra Storia – e affronti invece le necessità della città, prioritariamente quelle che riguardano i bambini. C’è un obbligo di legge – ha aggiunto – che garantisce la presenza di un insegnante di sostegno per ogni classe con bambini disabili. Questa priorità viene disattesa, con danno per i bambini, e se le famiglie facessero un’azione legale, la vincerebbero certamente”.
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