La Legge di Bilancio del 2025 prevede tagli alla spesa pubblica, così come le ex leggi Finanziare che seguiranno nei due anni successivi: l’anticipazione sulla spending review prevista sino a fine legislatura, annunciata in queste ore dalla Tecnica della Scuola, trova conferme nei resoconti sindacali a seguito degli incontri con i rappresentanti del Governo Meloni: “Nell’incontro che abbiamo avuto ci hanno detto che intendono ridurre la spesa pubblica”, ha raccontato a Sky Tg24 il segretario generale della Cgil Maurizio Landini annunciando che si sta andando verso una “logica dell’austerità”.
Il primo sindacato d’Italia non ci sta. E annuncia battaglia. Contro la manovra “non escludiamo nulla”, neanche lo sciopero, ha sottolineato Landini.
Secondo il numero uno della Cgil tagliare la spesa in paese in cui i servizi fondamentali quali sanità o scuola non sono garantiti a tutti “significa tagliare nella direzione di una fetta della popolazione già in grande difficoltà”.
Quindi, è tornato a dire che bisognava piuttosto agire “sulle entrate e sulla riforma fiscale” anche perché, ha ricordato, in Italia la rendita è tassata meno del lavoro.
Per questo, ha aggiunto, “ci deve essere un sistema progressivo non la flat tax o marchette elettorali“. E il nostro paese “ha bisogno di fare investimenti” altrimenti “rischiamo mettere a repentaglio il futuro del sistema manifatturiero”. “È ora di dire basta”, ha concluso Landini.
Chi è già proiettato verso lo sciopero è l’Usb: l’8 ottobre ha abbandonato il tavolo per il rinnovo del Ccnl funzioni centrali dell’Amministrazione Pubblica annunciando subito dopo lo sciopero generale del pubblico impiego per il 31 ottobre.
Abbiamo lasciato il tavolo di trattativa, ha sottolineato il sindacato di base, “a causa dell’inadeguatezza delle risorse stanziate, che determinano una perdita del potere d’acquisto di oltre il 10%”.
“Nella congiuntura economica attuale – spiega ancora l’Usb – il nodo degli aumenti è ineludibile e, seppure riteniamo che la contrattazione della parte normativa abbia un peso rilevante perché tratta dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, il primo diritto di tutti è quello ad un salario dignitoso che riconosca la funzione fondamentale svolta al servizio della popolazione”.
Secondo ancora l’Usb, “questa perdita del potere d’acquisto dei salari che riguarda tutto il Pubblico Impiego, dalla Sanità alla Ricerca passando per la Scuola, l’Università fino alle Funzioni Locali, va a sommarsi a quella già realizzata con il blocco contrattuale del 2009″.
Anche a livello di comparto, si parla di mobilitazione del personale. La Flc-Cgil, in particolare, non sembra avere gradito l’incontro con il ministro Giuseppe Valditara dell’8 ottobre, durante il quale è stata comunicata la buona notizia della conferma del bonus da 500 euro per la Carta del docente: come dichiarato anche durante la diretta sui canali della Tecnica della Scuola, la segretario Gianna Fracassi ha detto che al Ministro “abbiamo chiesto che nella prossima legge di bilancio ci sia un finanziamento straordinario per superare le tante emergenze che attanagliano la scuola e i suoi lavoratori: basse retribuzioni, precarietà, carenza di organici, mancata proroga contratti ATA, Agenda sud e PNRR, segreterie al collasso per imposizione di obblighi impropri come l’utilizzo di Passweb” per gestire pratiche complesse.
“Questo significa – ha continuato – mettere realmente la scuola al centro dell’agenda politica. Ma nessun impegno concreto è trapelato dalla voce del ministro. La buona volontà non basta. Proponiamo anche alle altre organizzazioni sindacali di valutare l’indizione dello stato di agitazione della categoria”, ha sottolineato Fracassi.
La segretaria dalla Flc-Cgil ha anche rivendicato “lo stanziamento di risorse aggiuntive per il rinnovo del contratto collettivo nazionale 2022/24, circa 6 miliardi, per aprire una trattativa negoziale degna di questo nome”, mentre “gli attuali stanziamenti coprono solo un terzo del tasso di inflazione per il triennio 2022-2024 mentre l’emergenza salariale, unita ai carichi di lavoro fuori controllo sofferti dal personale della scuola, docente e Ata, esigono una risposta immediata”.
La Flc-Cgil ha anche ribadito la richiesta di raddoppiare il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, il finanziamento dei buoni pasto beneficio di cui, caso unico in tutto il panorama del lavoro pubblico, risulta privo solo il personale della scuola. La necessità di ripristinare la validità dell’anno 2013 ai fini della progressione di carriera e il rifinanziamento della card docenti di 500 euro da estendere subito anche ai precari.
“E sul precariato – ha concluso Fracassi – le soluzioni devono essere immediate e radicali come peraltro chiede la stessa Commissione Europea che ha deferito il governo italiano alla Corte di giustizia europea per uso abusivo di contratti a termine e per una legislazione nazionale che li discrimina non riconoscendo loro un avanzamento stipendiale basato sull’anzianità”. “Rispetto al lavoro Ata – ha sottolineato la dirigente sindacale – i diversi profili devono trovare adeguato riconoscimento professionale e salariale”.