Ad una settimana esatta dalle elezioni politiche, si torna a parlare di tagli alla scuola. Anzi di smentite sui possibili tagli al comparto istruzione. A farlo è l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che su Twitter tiene a commentare alcune dichiarazioni del candidato premier del Movimento 5 Stelle: voglio fare “un chiarimento – scrive Cottarelli – : Di Maio ha appena detto durante il programma dell’Annunziata (su Rai 3 n.d.r.) che un Governo 5 Stelle applicherebbe il piano Cottarelli, anche se non tutto, in particolare non i tagli alla scuola. Nel mio piano non c’erano tagli alla scuola o in generale alla pubblica istruzione”.
La presa di distanza dai tagli al piano Cottarelli – citato qualche giorno fa positivamente da Silvio Berlusconi – era stata espressa da Luigi Di Maio, in verità, già qualche settimana fa alla Tecnica della Scuola, nel corso di una lunga intervista rilasciata alla nostra testata: “Il Piano Cottarelli – rispose Di Maio al sottoscritto – è la base da cui partiamo per tagliare gli sprechi e i privilegi della politica, ma non è da prendere per intero: taglieremo solo gli sprechi per poter reinvestire i risparmi proprio sull’istruzione”.
Il 25 febbraio, l’attuale vice-presidente della Camera ha ribadito il concetto, ribadendo che il Movimento avrebbe seguito “non integralmente il piano Cottarelli”, proprio perché si era detto “non d’accordo” con gli interventi sulla scuola.
Immediata è arrivata la presa di distanza di Cottarelli. La quale, però, non chiarisce per intero: perché, infatti, l’esperto Fmi tiene a sottolineare solo oggi che non erano previsti tagli all’Istruzione e non lo ha fatto nel dicembre del 2013, quando “Il Fatto Quotidiano” rivelò che il suo piano nazionale di spending review prevedeva pure tagli alla scuola, in particolare attraverso un ulteriore dimensionamento, risparmi sull’edilizia scolastica, sugli inidonei e soprattutto al sostegno?
Risparmi che arriverebbero, “proprio mentre in tante città d’Italia prendono il via i test per i corsi di abilitazione si torna a parlare di tagli”, scrisse il quotidiano.
“Il piano – continuava Il Fatto Quotidiano – è ancora in fase embrionale: per il momento si tratta solo di una serie di punti (tra gli altri, anche dimensionamento delle scuole e edilizia scolastica, inidonei, finanziamento dell’università e ricerca), da sviluppare nei prossimi mesi. Ma date le premesse e l’intenzione del Miur di sanare le carenze in organico, è difficile capire come il sostegno possa rientrare in un piano di spending review”.
Una mezza conferma arrivò, sempre in quell’articolo, anche dal ministero dell’Istruzione, dove non nascosero una certa preoccupazione: “A viale Trastevere – dove sono arrivate numerose richieste di chiarimenti da parte di insegnanti e genitori – sono rimasti davvero perplessi quando hanno letto il documento”.
Dal dicastero del Miur fecero intendere, sempre al Il Fatto Quotidiano, che le ipotesi dei tagli alla scuola era più che fondate: “Noi, comunque, siamo apertissimi al dialogo, remiamo tutti dalla stessa parte: ridurre gli sprechi e razionalizzare le spese è un obiettivo comune”. A tal fine già ad ottobre l’allora ministro Carrozza istituì un comitato interno per la spending review, coordinato da Daniele Checchi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università degli Studi di Milano. “Vogliamo farci trovare pronti: quando verrà il momento proporremo noi dei settori dove è possibile razionalizzare le risorse, così da evitare tagli insensati”, conclusero dal ministero dell’Istruzione.
Ora, Cottarelli ci dice che non era vero nulla. Solo che lo fa con 50 mesi di ritardo. Sul perché la smentita sia giunta dopo così tanto tempo non è ancora chiaro. Forse lo capiremo dopo le elezioni del 4 aprile.
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