La riduzione di quasi 8.000 unità di personale Ata dal prossimo mese di settembre, praticamente un lavoratore non docente in meno in ogni scuola pubblica, potrebbe creare problemi in vista del prossimo anno scolastico: a sostenerlo è stata la Corte dei Conti in audizione nel palazzo di Montecitorio davanti alla V commissione di Camera e Senato per esprimersi sulla Manovra di bilancio 2025 approvata dal Governo e che entro fine 2024 dovrà vedere la luce attraverso la conversione in legge.
Secondo la Corte, il ridimensionamento del numero dei collaboratori scolastici e amministrativi potrebbe non essere così trascurabile, tanto che bisognerebbe “valutare attentamente e con largo anticipo gli effetti di questa riduzione nell’ambito del complesso iter di formazione delle classi per il prossimo anno scolastico e ciò al fine di non pregiudicare il corretto avvio delle lezioni“.
I timori della Corte di Conti sono stati evidenziati da diversi parlamentari dell’opposizione. Tra i primi a commentare Anna Ascani, deputata Pd e vicepresidente Camera.”Dopo quello dei sindacati e del personale – ha detto la dem -, arriva l’allarme della Corte dei Conti: i tagli lineari alla scuola in manovra sono un rischio per l’avvio del prossimo anno. Istituti in difficoltà, studenti, docenti e segreterie nel caos. Il governo trovi le risorse altrove. La scuola non è un costo ma un investimento“.
Gli ha fatto eco Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd e capogruppo Cultura alla Camera: “Siamo molto preoccupati: non vorremmo che questo taglio comportasse un accorpamento e un aumento degli studenti per classe”, ha detto Manzi, che si dice perplessa anche della mancata copertura totale dei pensionamenti (un posto liberato su quattro non andrà alle immissioni in ruolo).
“Con questo blocco del turn over, che vale 570 milioni, rischiamo davvero di mettere in difficoltà le scuole e di peggiorare la didattica oltre al personale docente e tecnico- amministrativo coinvolto da questi tagli. Ribadiamo che è grave fare cassa sulla scuola”, ha concluso Manzi.
L’allarme sui contenuti della Legge di Bilancio, però, non riguarderebbe solo la scuola. E non si fermerebbero alla Corte dei Conti. Il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, ha dichiarato che “le audizioni che si stanno svolgendo in Parlamento confermano le nostre preoccupazioni sulla manovra. Tutte le istituzioni, tutte le associazioni, tutte le autorità audite ci dicono che questa manovra è sbagliata nelle misure previste e priva di qualsiasi prospettiva di sviluppo e crescita. Ieri Gimbe e Confindustria, oggi Istat, Bankitalia, Corte dei Conti e CNEL ci dicono che gli obiettivi di crescita previsti non sono raggiungibili, che la sanità pubblica è al collasso e che i cittadini sono costretti a pagare molte prestazioni, che il taglio delle risorse per l’automotive è sbagliato. La verità è che le audizioni stanno facendo una operazione verità sulla manovra del governo Meloni, demolendola”.
“A questo punto – ha concluso Boccia – è necessario che il Parlamento la corregga: facciamo appello anche ai parlamentari della maggioranza affinché ci possa essere un vero spazio di discussione e la possibilità concreta di presentare emendamenti“.
Le possibilità di vedere accolti e approvati degli emendamenti dell’opposizione alla Manovra di fine anno sono tuttavia ridotti al lumicino: nei giorni scorsi, da fonti della maggioranza sono giunte indicazioni drastiche sulla possibile accettazione di richieste di modifica del testo approvato dal Consiglio dei ministri. Sia per via dei tempi ridottissimi a disposizione, sia per le ridotte economie pubbliche da aggiungere a quelle già approvate nel “calderone” del pubblico impiego.
Considerando anche il Mef, impegnato più che mai a remare contro qualsiasi integrazione di fondi pubblici per la scuola, è facile dedurre che quest’anno le possibilità che vengano approvati emendamenti, ancora di più se prodotti da forze politiche dell’opposizione, risultano davvero ridotte ai minimi termini.
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