C’è anche la scuola tra i tagli previsti nel Disegno di Legge di assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2019 già approvato al Senato, realizzato anche come risposta alla commissione UE che minaccia sempre l’avvio di una procedura d’infrazione per i conti dello Stato italiano in rosso.
Nel provvedimento, che ora passa ora all’esame della Camera, ci sono degli interventi che la Flc-Cgil ha riportato in una scheda di sintesi.
Da segnalare che con atti amministrativi precedenti erano stati previsti
Infine sono confermate le procedure di calcolo della proiezione triennale delle spese di personale per i posti di sostegno in deroga e per l’organico di fatto della scuola che prevedono l’azzeramento al terzo anno delle relative spese.
I tagli – sino ad oggi negati dalla maggioranza di Governo – rientrerebbero nel complesso negoziato che si è svolto nelle scorse settimane tra il governo italiano e la Commissione Europea sul rispetto della regola del debito pubblico del Patto di stabilità e crescita: si tratterebbe, in particolare, di una risposta complessiva, che riguarda anche altri comparti pubblici, tesa a non attivare la procedura di infrazione per mancata osservanza della regola del debito pubblico del 2018.
Fa un certo effetto, in particolare, la riduzione di spese previste per il primo ciclo, quindi scuola dell’infanzia e primaria. Ma anche la riduzione di 8 milioni di euro delle risorse destinate alla carta del docente: in quest’ultimo caso, non si tratterebbe di una novità, perché già nello scorso autunno si era parlato di una riduzione da 500 euro a 400 euro del bonus annuale utile all’aggiornamento professionale in itinere.
A meno che non si tratti di un ritocco al ribasso, quello dei finanziamenti della card docente, che risente della possibile riduzione di posti di insegnanti di ruolo.
Ricordiamo, infatti, che quest’anno i pensionamenti saranno superiori, complice Quota 100, ai 40 mila posti; mentre le assunzioni, come già accaduto nel 2018, dovrebbero essere meno dei 53 mila autorizzati dal Mef, per via della mancanza di precari nelle GaE e nelle graduatorie di merito.
In tal caso, l’entità della carta docente da 500 euro annuali, uno dei pochi provvedimenti ben considerati da praticamente tutto il corpo insegnante, rimarrebbe inalterata.
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