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Tagli alla scuola: il Governo del cambiamento dimentica la continuità didattica

Come era purtroppo facilmente prevedibile, sono in arrivo ulteriori tagli alle risorse per la scuola pubblica italiana.

L’attuale governo prevede infatti nel ddl di assestamento del 2019 tagli che dovrebbero riguardare il primo ciclo di studi, le risorse destinate alla carta docente e anche il fondo di funzionamento delle università. Si tratta di alcune decine di milioni di euro.

Inoltre le assunzioni promesse, sono state ridotte di circa 5 mila unità. Rimarranno scoperte decine di migliaia di cattedre, cui si aggiungeranno i quasi 40000 pensionamenti per cui non è previsto turn-over. Come denunciato dal PSI e non solo, a settembre, nonostante le assunzioni, avremo quasi 100000 cattedre vacanti.

Il governo del cambiamento non sembra evidentemente essere il governo della continuità didattica.

E’ verosimile supporre che i tagli effettuati siano funzionali a rendere più agevole il negoziato relativo al debito pubblico e al patto di stabilità che da tempo si sta svolgendo tra il governo gialloverde e la Commissione Europea.

Tagli utilizzati per evitare che l’Unione Europea attivi le procedure di infrazione per mancata osservanza del debito pubblico. Tagli frutto di una visione politica più orientata alla sussidiarietà che alla solidarietà, più all’azione dei singoli che della comunità statuale.

Probabilmente e di recente l’attuale governo aveva già usato i soldi necessari alla sopravvivenza della scuola pubblica per rimpinguare le casse statali in previsione di una possibile procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Il ritardo nel pagamento del FIS, che ammonta a quasi un miliardo di euro (ritardo di ben tre mesi mai verificatosi in passato, con gli altri governi), sembra sia stato infatti determinato dalla necessità di far figurare in cassa tale somma, almeno sino ad agosto.

Intanto nulla è dato sapere degli aumenti salariali promessi ai Sindacati per evitare lo sciopero della scuola proclamato un paio di mesi or sono e poi sospeso proprio a seguito delle promesse (spesso non mantenute) del Ministero.

E’ purtroppo sempre più evidente, al netto dei proclami elettorali di quella parte del governo politicamente meno determinante guidata dal giovane Viceministro 5stelle, come l’Esecutivo abbia poco a cuore le sorti della scuola statale italiana.

Sorti che invece sono care a noi socialisti che vediamo nell’istruzione statale il principale strumento di equità sociale in grado di offrire pari opportunità ai giovani italiani. Una scuola statale efficace è indispensabile per immaginare una società futura più giusta.

E’ necessario riaprire un dialogo tra politica e mondo dell’Istruzione, questo sarà l’impegno che prendiamo noi socialisti per i prossimi mesi.

 

Luca Fantò – Referente nazionale scuola PSI

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