Nell’ultima relazione sul pubblico impiego, la Corte dei Conti ha fotografato i tagli nel settore dell’istruzione che ha portato negli ultimi sei anni la scuola in forte calo.
Nello specifico, il periodo di riferimento della Corte dei Conti va dal 2008 al 2014, e considerando i tagli da 8 miliardi a firma Tremonti – Gelmini, si evincono diversi dati significativi.
Prima di tutto la questione della riduzione dei presidi: l’accorpamento delle scuole italiane, come si legge su La Repubblica, ha tagliato un dirigente scolastico ogni tre scuole, arrivando a 7440 di presidi.
Soltanto nella regione Lazio si sono perse 109 autonomie, risparmiando 69 milioni. Sono 41 mila i plessi statali, numero in forte diminuzione se consideriamo i 50 mila del 2008.
Ma il calo, ovviamente, riguarda anche il personale: quasi centomila dipendenti sono usciti dalla scuola e, nei sei anni di riferimento non essendoci nessun ricambio, c’è stato un calo del 8,1% di dipendenti.
Nello specifico gli insegnanti sono diminuiti del 9,2%, soltanto quelli di religione cattolica del 10,2%. Impennata invece per i docenti di sostegno che, in qualche modo sono riusciti a ridurre drasticamente il gap rispetto agli standard europei, con un aumento del 48%, per un totale di 7.5314 unità.
Se i tagli, come abbiamo visto, hanno impoverito la scuola dal punto di vista strutturale, non va bene la situazione della retribuzione. Anzi.
Il rapporto dei giudici contabili evidenzia (ancora una volta), una discesa della retribuzione rispetto al costo della vita. La spesa generale degli stipendi è scesa da 33,5 a 28,2 miliari, circa il 16 % di calo nel periodo 2008-2014.
La busta paga media di un professore, nel 2014 era di 1280 euro al mese, la metà di un preside e “un sesto di quella di un dirigete statale di primo livello”, come riporta ancora La Repubblica. Anche peggio il personale ATA, con 22mila euro lordi all’anno.
Infine, il rapporto della Corte dei Conti, esprime un giudizio positivo sulla legge 107/2015, che ha arruolato 47mila docenti “in relazione alla creazione dell’organico dell’autonomia scolastica”, come riporta la relazione. Anche se però, precisano i giudici, si tratta di numeri insufficienti a sanare l’organico diminuito in modo consistente nei precedenti sei anni.
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