L’avvicinarsi al primo giorno di scuola non sembra stemperare gli animi: le contestazioni dei precari (alcune delle quali abbiamo elencato in un articolo dei giorni scorsi), soprattutto di quelli il cui posto di lavoro rimane fortemente a rischio, si fanno sempre più pressanti. A Roma la manifestazione del ‘Coordinamento precari della scuola’, che da quattro giorni aveva occupato l’Ufficio scolastico provinciale, è stata aperta con una cattedra spezzata e una carta gigantesca raffigurante la donna di “denari” (con il volto del ministro Gelmini): sono i due emblemi di quello che chiamano “il più grande licenziamento di massa del dopoguerra”. Poi, dopo aver avviato una raccolta firme contro i tagli, la protesta si è spostata a viale Trastevere davanti il Miur.
Ed è qui, nella sede operativa dei vertici dell’Istruzione italiana, dove evidentemente la visibilità della protesta è maggiore, che continuerà il presidio permanente: i precari, a tal fine, si sono già attrezzati montando, in un giardino limitrofo, un gazebo e parcheggiandovi vicino due camper.
Durante la protesta i manifestanti hanno ricevuto il pieno sostegno da parte di associazioni, movimenti scolastici, sindacati ed anche da rappresentanti del Partito democratico, tra cui Ignazio Marino, Vincenzo Vita e Maria Coscia, di Sinistra e libertà, tra cui Paolo Cento e Marco Di Lello, dell’Italia dei Valori. A rappresentare l’Idv c’era Stefano Pedica: lo stesso deputato che appena ventiquattrore ore prima aveva esortato tutti gli insegnanti a stare lontano della lezioni durante il primo giorno di scuola: “è una disobbedienza– ha detto l’esponente dell’Italia dei valori – che e porterebbe la solidarietà alle migliaia dei loro colleghi vittime di una legge truffa che li ha privati del lavoro. Ma che porterebbe anche a trovare una soluzione concreta entro questo mese e a non dimenticare questo dramma che vedrà compromettere una entrata che dava, anche se da precari, una dignità economica mensile. Anche perché la Gelmini – ha concluso Pedica – ha dimostrato di non avere nè sensibilità nè amore per chi lavora”.
Anche nelle altre regioni presidi e proteste non accennano a diminuire. E non solo al Sud. A Milano Paolo Ferrero, Rifondazione comunista, ha chiesto a gran voce durante l’ennesimo sit-in le dimissioni del ministro Gelmini.
È evidente, a questo punto, che malgrado l’auspicio del ministro (“l’anno inizierà regolarmente” ha detto Gelmini durante il Forum annuale di Cernobbio), il pericolo è che lezioni e studenti possano essere danneggiati da “attriti” che difficilmente si risolveranno entro breve. Intanto i dirigenti scolastici stanno cercando di organizzare al meglio il nuovo anno scolastico. Al liceo Newton di Roma, diretto dal vice presidente dell’Anp, Mario Rusconi, si è forse un po’ esagerato: per scongiurare il contagio della nuova influenza, durante l’assemblea d’inizio anno tutti gli studenti saranno inviati di evitare le effusioni tra i ragazzi, come baci e abbracci. Insomma, niente prof, niente abbracci e baci. Anche per gli studenti, oltre che per i precari, l’anno delle privazioni è ormai alle porte.
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