Gli effetti dei tagli e della riforma cominciano a determinare fronti di manifestanti sempre pi “colorati” e insofferenti. Tanto da costringere il ministro dell’Istruzione ad abbandonare la presentazione di un libro sulla scuola. Il fatto è accaduto a Milano, il 15 giugno, durante la tavola rotonda organizzata dalla Mondadori nella propria sede in piazza Duomo a Milano. Il libro da presentare era “5 in condotta”, scritto dal direttore de “Il Giornale”, Mario Giordano, presente assieme al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
I manifestanti, un gruppo di docenti e genitori facenti capo all’”Assemblea delle scuole del milanese”, che il 28 maggio ha aveva tentato di occupare simbolicamente l’Usp, ha prima issato striscioni contro la riforma della scuola con scritto sopra “Vogliono distruggere la scuola pubblica, io non ci sto” .
“Siamo qui oggi e saremo il primo settembre davanti a tutte le scuole perché la riforma della Gelmini non passerà”, ha detto Paolo Limonta, della Rete scuole, secondo cui la stragrande maggioranza dei docenti milanesi boccia le proposte di Maria Stella Gelmini. Poi i contestatori hanno consegnato finte pagelle di bocciatura per la Gelmini. Quando il gruppo ha cominciato a gridare slogan contro il Governo e lo stesso ministro dell’Istruzione è iniziato il confronto-scontro, solo verbale, tra chi voleva ascoltare la conferenza e i docenti che volevano esprimere dissenso nei confronti del ministro. I relatori a quel punto hanno deciso di uscire. E l’incontro è stato annullato.
Gelmini, dopo che più volte il direttore Giordano ha tentato di riprendere la parola, è riuscita soltanto a dire, sommersa dalle proteste: “Complimenti, siete veramente democratici. Avete particolarmente a cuore la scuola pubblica”.
I manifestanti hanno distribuito la pagella di bocciatura alla Gelmini con le valutazioni su ogni singola materia, con i giudizi finali tra cui “assoluta incapacità di comprendere la realtà; pochissima serietà nei confronti di docenti e famiglie; taglio dei fondi di istituto, niente specialisti, niente compresenze, nessun laboratorio”; e il voto: zero. L’alunna, si legge ancora nella valutazione intermedia, “non si è positivamente inserita nel mondo della scuola. Non si confronta, non ascolta e testardamente si ostina a tenere atteggiamenti non consoni alla serietà dell’istituzione scolastica”. Interrotta la presentazione del libro, docenti e i genitori hanno poi continuato la protesta fuori dalla libreria per circa un altro quarto d’ora prima di disperdersi.
Gelmini, dopo che più volte il direttore Giordano ha tentato di riprendere la parola, è riuscita soltanto a dire, sommersa dalle proteste: “Complimenti, siete veramente democratici. Avete particolarmente a cuore la scuola pubblica”.
I manifestanti hanno distribuito la pagella di bocciatura alla Gelmini con le valutazioni su ogni singola materia, con i giudizi finali tra cui “assoluta incapacità di comprendere la realtà; pochissima serietà nei confronti di docenti e famiglie; taglio dei fondi di istituto, niente specialisti, niente compresenze, nessun laboratorio”; e il voto: zero. L’alunna, si legge ancora nella valutazione intermedia, “non si è positivamente inserita nel mondo della scuola. Non si confronta, non ascolta e testardamente si ostina a tenere atteggiamenti non consoni alla serietà dell’istituzione scolastica”. Interrotta la presentazione del libro, docenti e i genitori hanno poi continuato la protesta fuori dalla libreria per circa un altro quarto d’ora prima di disperdersi.
Mentre lasciava la sala del terzo piano del Multicenter Mondadori, dove era prevista la presentazione del suo libro, Mario Giordano ha detto al microfono rivolto ai contestatori: “Grazie ai fascisti che sono nel pubblico e che sono il male del Paese. Impedire la presentazione di un libro la dice lunga sullo stato della democrazia – ha continuato il direttore Giordano – perché io esprimo delle idee, si può essere più o meno d’accordo, il dissenso è legittimo. Ma bisogna esprimerlo in modo civile”.
Molto irritato per l’andamento degli eventi è stato anche il ministro Gelmini: “Nessuno – ha detto – mi impedirà di raccontare all’Italia com’è questa scuola. La scuola non è proprietà privata di un gruppo organizzato e rumoroso di sinistra ma appartiene al Paese. Impedire, in un Paese democratico, che si svolga la presentazione di un libro dà il senso dell`intolleranza e della prepotenza di chi vuole lasciare la scuola così com`è, opponendosi al cambiamento. E ‘5 in condotta’ di Mario Giordano – ha continuato il ministro – contiene scomode verità su una scuola agli ultimi posti nelle classifiche internazionali, diventata nel tempo un ammortizzatore sociale dove si è badato ad aumentare il numero dei dipendenti invece che alla qualità”. Le persone che contestano “difendono una scuola indifendibile. Queste proteste sono solo battaglie strumentali di chi non ha a cuore la qualità dell`istruzione”.
Anche la Mondadori ha voluto condannare l’episodio denunciando “il pesante clima di intimidazione, causato da un ristretto gruppo di facinorosi contestatori – si legge in una nota – che ha impedito la presentazione del libro, Non era mai accaduto – conclude il comunicato della casa editrice – che un fatto così grave imponesse di annullare la presentazione di un libro all’interno di una delle nostre librerie”.
Durissimo anche l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, anche lui presente all’incontro, secondo il quale a costringere il ministro a lasciare la sala sarebbero stati dei “Fascisti rossi, corporazione di talebani. Qualcuno ha iniziato a bruciare i libri e poi è passato alle persone – ha detto Albertini – qui non si bruciano libri ma si impedisce una presentazione. C’è rammarico per questo momento di sopruso. L’alternativa sarebbe stata la violenza fisica ma non era il caso”.
Durissimo anche l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, anche lui presente all’incontro, secondo il quale a costringere il ministro a lasciare la sala sarebbero stati dei “Fascisti rossi, corporazione di talebani. Qualcuno ha iniziato a bruciare i libri e poi è passato alle persone – ha detto Albertini – qui non si bruciano libri ma si impedisce una presentazione. C’è rammarico per questo momento di sopruso. L’alternativa sarebbe stata la violenza fisica ma non era il caso”.
L’episodio testimonia, se ve ne era bisogno, lo stato di insofferenza con cui molti docenti e Ata vivono la decisione del Governo di operare nei prossimi tre anni pesanti tagli agli organici della scuola. E ciò avverrà malgrado in molte realtà si assista ad un aumento generalizzato del numero di allievi per classe: come nella provincia di Milano, dove le iscrizioni nel prossimo anno scolastico, complice l’alta presenza di stranieri, sono previste in deciso aumento. Ma spariranno 470 maestri, 900 docenti delle medie, 400 delle superiori e 790 posti per il personale non docente.
Una situazione simile a quella di Milano si profila per la maggior parte dei centri con un alto numero di personale. In base alle stime degli stessi comitati, a Roma, ad esempio, le riduzioni dei posti saranno cospicue: durante l’estate verranno eliminati 1.105 maestri, 1.144 docenti delle medie, 1.121 delle superiori e 1.320 Ata. E tutto ciò a fronte di un incremento di 1.207 alunni e studenti.