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Tagli e riforme, l’anno si chiude con le proteste

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Le proteste contro tagli e riforme scolastiche e universitarie non si placano nemmeno con il sopraggiungere del Natale: il 21 dicembre è infatti prevista una doppia manifestazione. La prima a Catania, dove in piazza Roma si svolgerà una manifestazione regionale per dire basta alla distruzione della scuola e dell’università“. Ad organizzarla sono stati tre movimenti locali – Precari in lotta, Palermo 2013 e Movimento scuola Sicilia – che contano raccogliere un alto numero di insegnanti e personale Ata, ma anche studenti e genitori. È lunga la lista delle motivazioni dalla proteste: dicono no ai tagli dell’organico, alle classi sovraffollate, alla riduzione delle ore di sostegno per gli alunni diversamente abili, al taglio delle ore per disciplina, ai tagli sulla scuola pubblica (8 miliardi di euro in tre anni). Si oppongono poi anche ai finanziamenti alle scuole private e ai tagli nella ricerca e nella didattica nelle università (che quantificano in un miliardo e mezzo di euro).

Sempre il 21 dicembre si ritroveranno in piazza, ma a Roma davanti al ministero dell’Istruzione, i Cobas ed i precari: dalle 16,30 alle 19,30 intendono condurre un simbolico “brindisi di fine anno” contro quelli che reputano “i distruttori della scuola e di augurio – spiega il portavoce nazionale, Piero Bernocchi – per le prossime indispensabili lotte, a cui invitano insegnanti, Ata, precari e ‘stabili’, studenti, genitori, disoccupati, inoccupati, pre-occupati, licenziati”. Sotto accusa dei Cobas sono “i massicci tagli a posti di lavoro, orari, scuole e materie; l’espulsione dei precari; il progetto di legge Aprea”.
Insieme ai precari hanno preparato una ‘coreografia’ molto particolare: “le scalinate del ministero – annuncia Bernocchi – saranno coperte da un drappo rosso e da un tappeto dorato, alla cui sommità verrà posto un trono occupato da vari personaggi natalizi (babbi natale gonfiabili e naturali, befane e befani con doni e letterine di insegnanti e studenti a Gelmini e Tremonti, regali e penitenze, personaggi del presepe, madonne e bambinelli, Giuseppe e i re magi: e su tutto volteggerà la Maria stella cometa“.
I Cobas sono convinti che mai come in questo momento è necessario non abbassare la guardia “contro distruttori della scuola pubblica Gelmini-Tremonti (in linea con Berlinguer, Moratti e Fioroni)” proprio ora “che hanno ricevuto dal Consiglio di Stato un importante stop alla riforma delle superiori che vorrebbero comunque attuare già dal prossimo anno scolastico“.
I Cobas tornano anche sul parere espresso recentemente dal Consiglio di Stato, secondo cui i “regolamenti emanati dalla Gelmini per licei, istituti tecnici e professionali vanno ben oltre quanto era contenuto nella delega concessa al Governo. Se aggiungiamo – continua Bernocchi – che mancano ancora i pareri delle commissioni parlamentari, diventa concreta la possibilità di far saltare l’applicazione della riforma, almeno per il prossimo anno“.  Il nuovo anno, promettono, sarà come il 2009: all’insegna delle proteste, per combattere i tanti provvedimenti approvati ed in via di approvazione: l’ideale sarebbe iniziare il nuovo anno con “sonora bocciatura di una controriforma che distruggerebbe le superiori e  immiserirebbe ulteriormente l’intera scuola pubblica italiana“. Ma poiché la Finanziaria non contiene alcun passo indietro rispetto a quella dello scorso anno, i tagli rimangono tutti confermati, e anche le indicazioni che giungono dal Parlamento sono orientate in tutt’altra direzione – con le nuove superiori sempre più probabilmente introdotte già dal prossimo settembre, con il Miur che ha annunciato ai sindacati di voler applicare i nuovi quadri orari dei docenti anche oltre il primo anno di corso – la netta impressione è che ci attende un 2010, all’insegna delle contestazioni. Ancor di più se i il Governo dovesse insistere, come sembra, nella politica del risparmio a tutti i costi, anche al tavolo del rinnovo contrattuale (in scadenza tra una decina di giorni e per il quale la Flc-Cgil ha già prodotto uno sciopero pochi giorni fa): ad oggi infatti l’amministrazione rimane ferma alla proposta di pochi euro a lavoratore. Se la situazione non dovesse sbloccarsi, anche se la Uil ha ritirato lo sciopero in programma sempre il 21 dicembre perché avrebbe avuto garanzie dal Governo su una finalmente “seria” apertura della trattava all’Aran, anche tutti gli altri sindacati tornerebbero in piazza. E il nuovo anno si aprirebbe all’insegna di altre dure contestazioni in un settore, quello della scuola, dove si parla ormai di tutto meno di quella che dovrebbe essere la sua vera essenza: formazione e didattica.