Il Governo Meloni avrebbe tagliato alla Sicilia e al Sud risorse destinate agli asili nido, ignorando l’ampio divario tra Nord e Sud nel nostro Paese.
Secondo il Pd, nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), nonostante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) preveda che gli Stati europei devono garantire entro il 2030 al 33% dei bambini di età compresa tra 0 e 3 anni un posto in un asilo nido, il governo ha introdotto modifiche pesanti, consentendo alle singole regioni di rendicontare solo il 15%.
Che in altre parole spiegato, dice il Pd, significa che “se le regioni del Nord Italia raggiungono performance del 60% in termini di posti nido, l’obiettivo nazionale è considerato raggiunto, anche se il Sud rimane gravemente indietro” e i partica solo al 13%.
In pratica, il Mezzogiorno rimane quella mitica palla al piede di cui non si sa come liberarsi visto che le disuguaglianze territoriali vengono ancora regolarmente perpetrate e il Governo continua a trasferire risorse dal Mezzogiorno verso le regioni settentrionali.
Il Sud rimane, fa sapere il Pd, ancorato a un sistema inefficiente e con scarse risorse, penalizzando ulteriormente le famiglie e i bambini, e privandolo delle infrastrutture per l’infanzia necessarie per garantire pari opportunità.
E su questo versante pronta la nota della Flc-Cgil Sicilia, attraverso le parole del segretario regionale Adriano Rizza, il quale, commentando la scelta del governo di ridurre il tasso di copertura per gli asili nido al 13% a fronte di una media nazionale del 31%, ha dichiarato:
“È scandaloso il taglio degli obiettivi di copertura operato dal ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti che penalizza le Regioni del Sud. Il presidente Schifani si opponga a questa decisione. Sono scelte di carattere politico ed economico che non condividiamo, perché è evidente che questo governo non ha la benché minima idea dell’importanza del sistema educativo 0-6. Quest’età rappresenta una fase cruciale per lo sviluppo complessivo dei bambini e per gettare le basi del loro futuro apprendimento. Il governo regionale non può restare ancora una volta in silenzio, piegandosi ai diktat che arrivano da Roma e condannare, ancora una volta, le famiglie siciliane ad una condizione di emarginazione che ormai incide su troppi settori”.
Si tratterrebbe, secondo i dirigenti Cgil della Sicilia, di una scelta politica che non farà altro che accentuare ulteriormente il divario tra Nord e Sud del Paese, penalizzando ancora di più l’occupazione.
“È un segnale negativo e deleterio che aumenta ancora di più la percezione che la Sicilia sia terra dove è impossibile costruire il proprio futuro familiare e professionale”.
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