Anche il Governo Meloni riduce la pressione fiscale sugli stipendi: con il risultato che da metà estate e fino a dicembre 2023 i lavoratori italiani si ritroveranno tra i 50 e i 100 euro in più in busta paga. La decisione è stata presa il 1° maggio, con l’approvazione di un decreto legge da parte del Consiglio dei ministri, con una manovra da 4 miliardi che, fa sapere lo stesso CdM, “interviene con misure volte a ridurre il cuneo fiscale, per la parte contributiva, nei confronti dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro lordi annui”. Ad essere interessati al provvedimento, quindi, saranno la grande maggioranza dei docenti e praticamente tutto il personale Ata.
Le buone notizie, però, si fermano qui. Perché si tratta di un provvedimento temporaneo, limitato agli ultimi sei mesi del 2023, quindi solo da luglio a dicembre e che, specifica il Mef, non avrà nemmeno “ulteriori effetti sulla tredicesima”.
Sempre il ministero dell’Economia ha tenuto a precisare che “lo sgravio contributivo, tutto a beneficio dei lavoratori, viene quindi elevato dal 3% al 7% per i redditi fino a 25 mila euro mentre viene innalzato dal 2% al 6% per i redditi fino a 35 mila”.
“Fatti, non parole. È una scelta di cui io vado profondamente fiera“, ha tagliato corto la premier Giorgia Meloni in un video (niente conferenza stampa).
“Il taglio del cuneo – ha sottolineato Meloni – porterà fino a 100 euro in busta paga in un momento come questo in cui l’inflazione galoppa”.
E ancora: “Abbiamo liberato un tesoretto da 4 miliardi grazie al coraggio di alcuni provvedimenti che avevamo portato avanti ed oggi lo destiniamo al più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni”.
“È incredibile come possano esserci polemiche dopo un provvedimento che ha messo soldi in più nelle tasche degli italiani. Abbiamo raddoppiato e triplicato il taglio al cuneo fiscale. Per noi questa è la priorità”, ha tenuto a dire il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti a Brescia per sostenere la candidatura a sindaco di Fabio Rolfi.
Antonio Tajani, ministro degli Esteri, intervenendo ad Agorà, su RaiTre, ha detto che “la sinistra non è mai intervenuta su questo. I sindacati non mi pare che abbiano fatto molto sotto questo punto di vista. Molte delle loro proposte sono state accolte”.
Secondo Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione e al Merito, il taglio del cuneo fiscale aiuta “concretamente i lavoratori con redditi medio bassi. Il risultato è garantire più posti di lavoro senza dover ricorrere al reddito di cittadinanza, che troppo spesso si è rivelato puro assistenzialismo”.
Netto dissenso, invece, è stato espresso dalle opposizioni politiche. Secondo i parlamentari del M5s nelle commissioni Lavoro di Camera e Senato, “si tratta di un ‘decreto Precariato’ che non risponde alle reali esigenze del Paese”, perché “favorisce l’instabilità lavorativa e si elimina l’unico vero strumento di protezione sociale esistente nel nostro Paese”.
“Per indorare la pillola – hannop continuato i grillini -, ci hanno infilato dentro un taglio del cuneo temporaneo ed insufficiente a fronteggiare il caro-vita, per giunta tagliando risorse alla lotta alla povertà. Di salario minimo neanche a parlarne. Ma del resto, loro la Costituzione la vogliono demolire, mica attuare…”.
“La premier Meloni taglia 4 miliardi di tasse sul lavoro e dice che questo è il taglio di tasse più importante degli ultimi decenni. Falso”, ha esclamato su Twitter Matteo Renzi, leader di Italia Viva.
L’ex premier Pd ha fatto degli esempi: “gli 80 euro valevano 10 miliardi all’anno, la cancellazione Imu prima casa 4 miliardi, l’Irap costo del lavoro 6 miliardi. Vi risparmio tutto il resto dall’Ires a Industria 4.0 alle tasse per il mondo agricolo. La Meloni taglia 4 miliardi una tantum ed esulta, noi abbiamo tagliato in silenzio 25 miliardi all’anno. Giorgia Meloni non ha litigato solo con la politica: ha litigato prima di tutto con la matematica. Buon Primo Maggio”.
Parzialmente soddisfatta si è detta Confesercenti, che rappresenta le imprese: “Il taglio del cuneo fiscale è un intervento certamente positivo. Continuiamo a ritenere opportuna, però, anche una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali riferiti ai Ccnl comparativamente più rappresentativi”.
Decisamente più critiche, invece, le organizzazioni che tutelano i lavoratori.
“Non stiamo polemizzando con il Governo ma non è il più grande taglio del cuneo fiscale degli ultimi dieci anni, c’è chi ha fatto di più usando strumenti diversi di natura fiscale”, ha tenuto a dire il vicesegretario della Cgil Gianna Fracassi (probabile successore di Francesco Sinopoli, la prossima settimana, capo della Flc-Cgil) a ‘Otto e mezzo’ su La7.
“Ricordo il Bonus Renzi che ha avuto un impatto economico considerevole. Non vogliamo polemizzare sul taglio del cuneo perché lo abbiamo chiesto noi a febbraio ma il problema è che ha una durata di sei mesi, è una manovra una tantum”.
“Il lavoro nero – ha aggiunto – si contrasta con più controlli, incrociando le banche dati e garantendo transazioni in modo digitale. Questo è il governo che ha aumentato il tetto al contante e così è più difficile fare controlli sul versante sul lavoro. Il problema che abbiamo oggi è il lavoro povero e l’intervento di oggi rischia di allargare le maglie, aumentare la condizione di impoverimento”, ha detto ancora Fracassi.
“Il taglio del cuneo fiscale lo rivendico eccome, abbiamo fatto uno sciopero generale con la Cgil contro il governo Draghi su questo. Ma non è strutturale”, ha sottolineato Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, dopo l’incontro dei sindacati con la premier Giorgia Meloni.
Bombardieri si è presentato all’appuntamento con una precaria, Manuela Pellegrino, 36 anni. “La premier l’ha ascoltata, sembrava colpita. E ha risposto che in questi anni ci sono state troppe degenerazioni nel mercato del lavoro – riporta il sindacalista -. Dopodiché i fringe benefit a tremila euro, Manuela non li prenderà perché da precaria non ha figli”.
Dall’incontro “portiamo a casa un risultato sul cuneo, ma su tutto il resto ci faremo sentire. La nostra mobilitazione continua”, ha concluso Bombardieri.
“Apprezziamo che il governo abbia raccolto la nostra richiesta sul taglio del cuneo, è un segnale importante. Ma insufficiente. Va reso strutturale”, ha detto anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, dalla manifestazione del primo maggio a Potenza, da dove è stata rilanciata la necessità di investire sul Mezzogiorno: “Se non riparte il Sud, non riparte il Paese”.
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