Mentre nella scuola diversi addetti ai lavori si interrogano sull’opportunità di introdurre, anche solo in via sperimentale e su richiesta degli organi collegiali, gli studi superiori degli istituti tecnici e professionali concentrati su quattro anni piuttosto che i canonici cinque, nella maggioranza del Governo Meloni c’è qualcuno che sembra volere andare oltre: secondo Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, i cinque anni di corso dopo la licenza media potrebbero avere fatto il loro tempo anche per chi si iscrive ai licei.
Seguendo probabilmente la strada intrapresa in alcuni Paesi europei, oltre che negli Stati Uniti, dove il percorso di studi superiori si conclude nell’anno della maggiore età, a 18 anni, nel corso del congresso del partito, il primo senza il fondatore Silvio Berlusconi, l’attuale numero uno di Forza Italia ha tenuto a dire che occorre “valutare con attenzione se cinque anni di istruzione superiore non siano troppi”.
Il modello, quindi, prevederebbe l’uscita dal sistema scolastico a 18 anni anziché 19: solo che tra i liceali, due studenti su tre che in media frequentano le scuole superiori, non sarebbe contemplata la possibilità di accedere direttamente agli Its, come invece avverrà dal 2024/25 per una parte degli allievi di istituti tecnici e professionali.
Tajani – dopo avere apprezzato “lo sforzo della ministra Bernini per aprire le facoltà di Medicina” –sul modello scolastico post medie ridotto di 12 mesi, si è espresso in modo ancora più risoluto: “cinque anni di scuola superiore sono troppi”, ha chiosato il segretario di Forza Italia.
Le sue parole potrebbero accendere ancora di più gli animi. Qualche mese fa e poi nei giorni scorsi ai nostri microfoni, la segretaria generale Flc-Cgil ha detto che quest’anno “molte delle adesioni alla filiera tecnico-professionale (circa 170 ndr) sono avvenute senza le delibere degli organi collegiali o in molti casi addirittura contravvenendo alla delibera del collegio dei docenti”, denuncia Fracassi aggiungendo che “è inaccettabile, soprattutto da parte del ministero dell’Istruzione e del Merito”.
Ma cosa comporterebbe la riduzione di un anno di scuola superiore? Se il modello dovesse essere quello che si sta realizzando per gli istituti tecnici e professionali, anche per via legislativa, allora per gli studenti si tratterebbe di concentrare le ore di lezione su un quadriennio piuttosto che su un quinquennio, con conseguenti uscite quotidiane posticipate di circa un’ora e almeno un rientro pomeridiano settimanale.
Questo modello comporterebbe un “rimescolamento” di alcune cattedre con una parte dei docenti, soprattutto di discipline di settore, che rischierebbero di perdere qualche ora settimanale e forse la titolarità, con però altri docenti in entrata. E nulla più.
Qualora, invece, la riduzione di un anno dovesse tradursi in un decremento anche di offerta formativa, allora il discorso cambierebbe. E anche le proteste, ad iniziare da quelle sindacali, sarebbero diventerebbero molto più corpose delle attuali.
Per capirne qualcosa di più dovremmo però prima di tutto prima comprendere se l’opinione espressa dal vicepremier Antonio Tajani al Congresso di Forza Italia sia di tipo personale oppure già condivisa con la maggioranza di Governo, quindi con Fratelli d’Italia e la Lega A breve, comunque, dovremmo scoprirlo.
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