Ieri sera, 26 novembre, il campione olimpico di salto in alto Gianmarco Tamberi, classe 1992, è stato intervistato da Francesca Fagnani all’interno della trasmissione di Rai2 Belve. In questa occasione ha parlato molto del suo rapporto con il padre e del suo scontro interiore tra ciò che ha sempre desiderato e ciò che ha scelto di fare.
Tamberi e il padre, cosa è successo tra loro?
“Un conto è imporsi delle regole, un conto è scegliere, un conto è qualcuno che sceglie per te. Un genitore deve aiutarti a prendere la strada giusta ma non obbligarti a scegliere quella strada. Io mi sono sentito in quel momento molto tradito dalla figura genitoriale”, ha detto lo sportivo, che ha detto di aver sempre voluto fare il cestista ma di aver scelto di fare ciò in cui è sempre stato più bravo.
La decisione è stata presa anche a causa (o merito) della pressione di suo padre, ex saltatore, che ha dovuto però smettere, come ricorda Fanpage, a causa di un incidente. Tra Tamberi e il padre i rapporti sono ancora molto tesi: nel 2022 il campione ha deciso di non avere più il genitore come tecnico.
Tamberi, il padre e le parole che possono essere applicate alla scuola
Questa situazione è simile a quella che accade in molte famiglie per quanto riguarda la scelta della scuola superiore dei figli. Proprio ieri è stata pubblicata la circolare sulle iscrizioni 2025/2026, che potranno essere effettuate dall’8 al 31 gennaio.
Molto spesso alcuni genitori impongono la scelta dell’indirizzo di studi da prendere, convinti di agire per il bene del ragazzo o della ragazza. Questo, senz’altro, può essere vero, ma questo anteporre le proprie convinzioni a quelle del giovane può risultare deleterio per quest’ultimo.
Non sono rari infatti i casi di giovani che poi si trovano male nelle scuole “scelte” da mamma e papà, scegliendo poi di cambiare in corso d’opera, o di ritirarsi, o, forse è ancora peggio, di sopportare il malessere provocato da una scelta non propria.
Peggio ancora se la scelta dei genitori proviene da un certo loro desiderio di far fare ai figli ciò che non hanno potuto, per una ragione o per un’altra, ottenere loro. Insomma, le parole di Tamberi sembrano essere quasi un monito ai genitori in tutti gli ambiti, anche quello scolastico.