I lettori ci scrivono

Tanti i dubbi dei precari sul concorso straordinario

Leggendo la bozza del nuovo bando del concorso straordinario, riservato a docenti con oltre 36 mesi di insegnamento, credo sia lecito porsi alcune domande alle quali, spero, un giorno qualcuno abbia voglia di rispondere.  Le domande, o meglio i grandi dubbi, che attanagliano tanti docenti precari, credo possano riassumersi nei seguenti quesiti:

  • a cosa servono le università se il Ministro dell’Istruzione, i senatori ed i deputati della Repubblica Italiana ritengono indispensabile il dover verificare quanto attestato dai predetti Istituti di formazione, ovvero le nozioni teoricamente acquisite in 5 anni di università, mediante una prova computer based tesa alla “valutazione delle conoscenze e competenze disciplinari”?
  • perché il Ministro dell’Istruzione protempore ha permesso, permette e permetterà di elargire stipendi ad oltre 150.000 “individui non meritevoli” (salvo verifiche da espletare mediante procedura computer based”) e peggio, aver potenzialmente rovinato e continuare a rovinare i giovani con docenti di cui non si riconosce la competenza acquisita?
  • se l’Italia è una Nazione unica e se il “merito” è il solo faro delle Istituzioni che governano il nostro grande paese, perché la selezione riservata ai docenti esperti (ovvero con anni ed anni di esperienza certificata nel ruolo) non si estende a tutti gli ambiti (tante procedure concorsuali oggi bandite prevedono valutazione di titoli e colloqui) ed in particolar modo alla scelta di figure da inserire, a titolo puramente esemplificativo, in posizioni apicali di istituzioni pubbliche e/o società partecipate dallo Stato? In questo caso, a dispetto delle responsabilità e dei lauti compensi (a 5 zeri minimo) pagati dai contribuenti italiani, il faro guida del merito non serve?

È bello credere in qualche cosa, avere delle idee e portarle avanti, però credo sia immorale continuare a difenderle ed a perseguirle solo per puntiglio-orgoglio-presunzione-dimostrazione di forza quando si ha la certezza, acclarata da elementi oggettivi inconfutabili ed incontrovertibili (numeri e fatti), che i risultati delle proprie idee non conducono all’obiettivo atteso (IL BENE DEL NOSTRO PAESE) ma di contro lo allontanano.

Francesco Pace

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