E’ di questi giorni il ritorno sulla scena sociale, e guarda caso, puntuale in coincidenza con l’apertura della Scuola (didatticamente parlando), la diatriba sulla necessità o meno di posticipare l’inizio dell’attività didattica ad ottobre come fin al 1972 era di norma.
Non entro in merito alla questione semplicemente perché si è scritto e dibattuto tanto e di più, e resto della convinzione che se leghiamo la questione al fatto meteorologico, sarebbe opportuno un posticipo, superando la questione di strutturare logisticamente le classi con appositi condizionatori, ecc. .
Quello che invece mi lascia scioccato sono la denuncia “[…] della superficialità e leggerezza di alcuni docenti nel chiedere che si chiudano le scuole[…]”, cioè nel chiedere il posticipo dell’inizio dell’attività didattica, da parte di una delle due mamme paladine e influencer, letta all’interno di un articolo pubblicato su La Tecnica della Scuola, che attraverso i social rappresentano (le stesse due mamme) il simbolico di un disagio privato e prettamente egoistico, di una fascia genitoriale che credo non veda al di là del proprio naso, con tutto rispetto, unitamente alle tante petizioni, con oltre 600mila firme, e il sottolineare, di una di queste del “come la prolungata chiusura favorisca la perdita di competenze cognitive e relazionali nei bambini e negli adolescenti […]”.
DIO!. La perdita di competenze cognitive e relazionali. Mi sono perso. I cellulari non sono forse lo strumento in auge adoperato per le relazioni e il continuo navigare su internet, o il click sulle tante app, non forniscono quella competenza cognitiva tale da rendere i bambini e gli adolescenti degli imbecilli completamente assorbiti in un annullamento razionale e critico di pensiero e ragione? E quando il cellulare non può essere il riferimento, orde di depressi e smarriti vagano senza via dichiarando la fragilità dell’essere.
La perdita di competenze cognitive e relazionali. Ottima giustificazione, valida, all’apparire, per chi si vuole nascondere dietro al dito, conscio comunque di una altra verità, quella che sono “disturbati” nelle loro responsabilità anche organizzative, in merito alla gestione della loro prole che spesso è un serio problema nella conduzione privata più che familiare. Trovando oltremodo la attenuante dei costi necessari per parcheggiare i figli nei luoghi estivi, mentre gli adulti sarebbero impegnati nel [loro] lavoro (?).
La perdita di competenze cognitive e relazionali. Da quando? Giocare, incontrarsi al mare, o la sera sul lungomare, seduti a sorseggiare, o a condividere like e link: sembra di vederli i nostri bambini ed adolescenti con ognuno il proprio smartphone immerso dentro il suo spazio chiuso, talvolta distratto nel condividere una fake news o un video (non importa la veridicità), non è un continuo di e nell’acquisizione delle competenze, e nel relazionarsi con gli altri (?), mentre gli adulti impegnati anch’essi a chiacchierare, o a cliccare o selfegiare pubblicando, meglio condividendo, momenti che, talvolta, sarebbe bello lasciarli al privato, così da non smacchiare il colore dell’intimità di amicizie che si ritrovano, nell’incontro cercato e voluto, la cui presenza plastica consegna, o è ancora in grado di consegnare l’emozione di sentimenti ed empatie, di una memoria custode di altri occasioni personali condivise che sono poi la reale fotografia delle nostre relazioni e del risultato delle nostre concrete e assunte competenze cognitive: frutto di esperienze sul campo del vivere, che piace volere siano oggetto di confronto e dunque di crescita.
Alle due mamme paladine, e alle tante altre petizioni, l’invito a fare esperienza sul campo, basterebbe anche un solo mese in una classe, magari di quelle un po’ complicate, unitamente agli impegni non soltanto di natura didattica, ma soprattutto di natura burocratica. Dopodichè ne possiamo discutere.
Mario Santoro
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