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Tassare le merendine? E perché no

Se la battaglia contro la tassa sulle merendine a scuola continua con sfottente energia da parte di Salvini,  che riempie i social di frasi e immagini in difesa di brioche e dolcetti, lanciando addirittura merendine al pubblico, bisogna pure rilevare che questa sarebbe una tassa esattamente come le altre, odiosa, ma comunque sembra pure un modo per indicare una via per trovare fondi per la scuola.

E non solo, ma il rancoroso martellamento contro il ministro Fioramonti, che su molti temi che riguardano la scuola sembra avere le idee chiare, continua: “Il governo degli abusivi cancella la flat-tax e mette la snack-tax, geniali. Amici spero non starete facendo colazione con una girella o con qualche altra temibile e tassabile merendina”.

Come finanziare la scuola italiana?

Ora il punto è un altro: o si finanzia la scuola italiana, subito e con abbondanza di risorse, oppure si rischia ancora di impantanarsi su stratagemmi finanziari che comunque andranno a pescare soldi in altri luoghi della spesa pubblica.

Se non saranno nuove e più pesanti tasse, saranno tagli nel settore pubblico, mentre la flat-tax, come è noto, costerebbe allo Stato alcune decine di miliardi che da qualche parte si debbono trovare.

Le tasse sono tutte odiose ma possono essere talvolta utili

Non si capisce dunque la differenza che ci sarebbe fra una tassa sui carburanti ( e immaginiamo Salvini a scagliare bidonate di gasolio sul pubblico come ha fatto con le merendine) e una sulle cosiddette merendine, le quali fra l’altro non fanno molto bene alla salute dei bimbi. Allo stesso modo di una tassa sulle sigarette (altro lancio di pacchetti sulla folla) o sul gioco d’azzardo online.

Ancora una volta pare si voglia sfruttare, per fare politica e raccogliere voti, una proposta che razionalmente tende a recuperare fondi per un fine che comunque rimane nobile, dopo i tagli pesantissimi che la destra ha effettuato sulla scuola.

Stipendi e strutture per la scuola

Anche quell’euro sul biglietto aereo ha lo scopo di segnalare che in un modo o nell’altro l’istruzione italiana, compreso gli stipendi da “fame” ai docenti e al personale, non può essere  lasciata al buon volere della famiglie costrette a portare la carta igienica da casa o la carta per le fotocopiatrici da parte degli inseganti.

Indichi Salvini una via, senza scordare che il sud finanzia il nord

Dunque, invece di sfottere, Salvini dovrebbe dire che vuole fare della nostra scuola, a parte il suo spasmodico disegno di regionalizzare e dunque di dividere la cultura unitaria del Paese e i suoi docenti, dovrebbe pure ricordare che, si guardino gli studi più recenti, le industrie del Nord sono arricchite proprio dal Sud che acquista dalle automobili, agli attrezzi agricoli,  ai generi alimentari, agli abiti e così via.

Pasquale Almirante

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