Presso la sede nazionale del Partito democratico lo scorso 19 novembre sono state affrontate alcune problematiche connesse all’attuazione delle deleghe previste dalla legge 107/2015.
Dopo la presentazione dell’iniziativa, la discussione si è svolta su 7 tavoli di confronto. L’AND ha partecipato ai tavoli con una sua rappresentanza.
FORMAZIONE INIZIALE E ACCESSO NEI RUOLI DI DOCENTE NELLA SCUOLA SECONDARIA
Al tavolo di confronto sulla delega contenuta nel c.181, lettera d), art. 1 della legge 107/2015 che riguarda il “Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria”, l’AND, dopo aver evidenziato alcune incongruenze, tra cui: la previsione della nomina a tempo determinato dei vincitori del concorso nazionale; il lungo tirocinio di 36 mesi dopo il concorso; i 24 CFU che i candidati al concorso devono possedere; il continuo richiamo a principi di flessibilità e la presupposta irrilevanza dei saperi disciplinari nel conferimento degli incarichi di insegnamento e altri che sono stati meglio specificati nel documento consegnato dall’AND, ha rimarcato come “il rischio più grave, intervenendo nell’ambito specifico della formazione iniziale e dell’accesso ai ruoli, sia quello di codificare gli aspetti più deleteri della legge 107/2015 ed in particolare il ruolo conferito al dirigente scolastico.
Le disposizioni contenute nella delega vanno, infatti, lette tenendo in considerazione del combinato disposto dei commi 63-69, 73, 78-85, 115-120, 126-130 e di altri commi contenuti nell’art. 1, della legge 107/2015, che ridisegnano una nuova architettura del sistema scolastico italiano. Pertanto, in considerazione di ciò, pur potendo immaginare il miglior modello di formazione iniziale per i docenti e il miglior sistema di selezione per l’accesso ai ruoli, qualunque modello risulterà di fatto regressivo, dovendosi piegare alle regole di una legge profondamente sbagliata e in contrasto con i principi democratici del nostro ordinamento costituzionale, oltreché del comune buonsenso.
Non basterà, infatti, al neo docente, secondo il disposto contenuto nella delega, l’aver conseguito una laurea magistrale ed essersi sottoposto alla valutazione di decine di docenti universitari, l’aver vinto un concorso nazionale, l’aver svolto un lungo tirocinio –per alcuni di diversi anni, tanti quanti sono stati i giorni di supplenze-, l’aver conseguito un diploma di specializzazione per l’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado, l’aver avuto un giudizio positivo espresso dal “Comitato per la valutazione dei docenti”.
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No tutto questo non basterà! Egli dovrà ancora passare sotto le “Forche Caudine” della valutazione di un dirigente scolastico, assurto a tale ruolo con un semplice concorso basato su due prove scritte e una orale e tre mesi di tirocinio, ma tanto gli è bastato per fargli acquisire, secondo gli estensori della delega, conoscenze esoteriche da consentirgli di decidere sulla sorte del suo ex collega. Dall’alto della sua decisione solitaria, egli stabilirà se quel docente potrà fregiarsi di un contratto a tempo indeterminato di insegnamento nella scuola italiana per la stratosferica retribuzione di circa 1.300 euro al mese, o farlo cacciare dalla scuola.
La legge conferisce al Governo la delega di adattare l’attuale sistema di reclutamento e di formazione a questo nuovo modello autoritario di scuola. Il titolo della delega riporta, infatti, il termine “adeguamento … del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria”. Adeguamento alla legge 107/2015, appunto!
INFANZIA
Al tavolo di confronto sulla delega contenuta nel c.181, lettera e), art. 1 della legge 107/2015 che prevede l’istituzione di un “Sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni”, l’AND ha rappresentato le valutazioni e le preoccupazioni sui contenuti della delega e consegnato alla Sen. Francesca Puglisi, la petizione “NO ALLA FINE DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA STATALE”, promossa dall’Associazione che ha già raccolto oltre 6000 firme.
L’AND ha evidenziato ai partecipanti al tavolo -oltre a rappresentanti di altre associazioni, c’era anche una consistente presenza di rappresentanti di scuole paritarie- tutte le criticità e i pericoli insiti nel disposto legislativo e che sono ampiamente condivisi dai colleghi che insegnano nella scuola dell’Infanzia.
Le risposte date sono state contradditorie e insoddisfacenti.
Anche per questo, l’AND manterrà attiva la petizione e alta l’attenzione su quanto il Governo proporrà nel decreto legislativo per la scuola dell’Infanzia, la quale deve conservare la sua specificità culturale, didattica e organizzativa e rimanere parte integrante del sistema d’istruzione STATALE 3-14 anni, con le garanzie e le tutele previste dalla normativa vigente a favore del bambino che apprende.
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