Ci sono voluti più di 6 mesi, ma alla fine i risultati si stanno vedendo: il cambio di guardia a Viale Trastevere sta dando i suoi frutti.
L’arrivo di Valeria Fedeli, un passato da segretaria nazionale del sindacato dei tessili Cgil, è servito a rasserenare i rapporti con i sindacati del comparto scuola.
L’incontro svoltosi oggi 14 luglio fra i tecnici del Ministero e i rappresentanti sindacali è la testimonianza più che evidente del nuovo corso anche sembra profilarsi nella scuola.
Basta leggere i comunicati sindacali usciti fino a questo momento per rendersene conto: tutti soddisfatti per l’esito dell’incontro mentre – curiosamente ma forse neppure tanto – nessuno sta puntando il dito sui problemi reali che continuano a permanere e sui nuovo nodi che si stanno profilando all’orizzonte.
Per esempio sono passati ormai più di tre mesi dalla firma dell’ipotesi di contratto sulla chiamata diretta ma di firma definitiiva ancora non si parla con la conseguenza – gravissima sottto il profllo della regolarità dell’intera procedura – che il passaggio dagli albi alle scuole sta avvenendo sulla base di una circolare ministeriale non sostenuta da un regolare contratto.In un contesto diverso i sindacati avrebbero protestato e alzato la voce, ma in questo caso quello che conta è di aver raggiunto lo scopo di smontare un pezzo della legge 107.
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Per quanto riguarda la vicenda contrattuale, invece, resta il nodo delle risorse che – allo stato attuale – sono ampiamente inferiori a quelle necessarie ma anche a quelle fin qui promesse: per garantire gli 85 euro di aumento sarà necessario un ulteriore cospicuo stanziamento con la prossima legge finanziaria.
Ma c’è un problema di non poco conto: l’accordo del 30 novembre di cui i sindacati continuano a parlare prevede che il contratto serva anche a sostenere gli stipendi più bassi. In pratica questo vorrebbe dire che l’aumento medio di 85 euro sia il risultato di un aumento di 100 euro per i collaboratori scolastii, di 70 per i docenti (con variazioni non del tutto marginali fra docenti di scuola superiore e insegnanti dell’infanzia) e molto meno per i DSGA.
Per i dirigenti scolastici si profila addirittura una diminuzione della retribuzione tabellare di base attualmente pari a 43.300 euro lordi per tutti.
Ipotesi che ha già scatenato la protesta dell’ANP che ritiene che l’accordo del 30 novembre equivalga ad una vera e propria svendita della categoria dei dirigenti scolastici da parte dei sindacati firmatari di quell’accordo.
Per l’ANP, il contratto nazionale deve servre per regolare il rapporto fra prestazione lavorativa e livelli di retribuzione. “A funzioni, oneri, responsabilità – sottolinea ANP – deve corrispondere una retribuzione adeguata, almeno corrispondente a quella degli altri dirigenti dello Stato. Una visione ideologica del contratto è interamente da respingere. La retribuzione deve corrispondere alla quantità e alla qualità del lavoro”.
La “comunione di sensi” fra Ministero e sindacati del comparto che si è manifestata oggi al tavolo contrattuale potrebbe essere il preludio ad un via libera al disegno di legge sulle nuove regole del diritto di sciopero e di assemblea previste dal disegno di legge Ichino-Sacconi che inizierà il suo percorso al Senato proprio la prossima settimana.
Ma tutto sommato i sindacati del comparto, pur di riuscire a mettere nell’angolo i sindacati di base, potrebbero essere disposti ad accettare qualche compromesso con il Governo su altri aspetti della vicenda contrattuale.
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