In questi giorni si discute molto a proposito dell’idea del vicepremier Matteo Salvini che consiste nel fornire un servizio di taxi gratuito fuori dalle discoteche per accompagnare a casa i ragazzi ed evitare potenziali incidenti stradali che, spesso, vedono protagonista chi beve uno o più bicchieri di troppo.
Per ora si tratta di un progetto pilota, come scrive Il Corriere della Sera, che coinvolge sei discoteche convenzionate. “Ogni potenziale incidente evitato e ogni vita salvata sono una vittoria”, ha scritto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti su Twitter. Per tutte e sei le discoteche il ministero investe 60 mila euro. La convenzione dice che i ragazzi debbano essere portati a casa “nel raggio di 20 o 30 chilometri”.
Sono emerse così le prime criticità: molti ragazzi sono stati fatti scendere in alcune piazze, non sotto casa. «Non è così che doveva andare – tuona Patrizia Pisi, presidente dell’Avsil, associazione veronese di famiglie delle vittime sulla strada – quando avevamo incontrato il ministro Salvini avevamo presentato questo progetto dei taxi ma i ragazzi dovrebbero essere portati a casa, non ‘vicino a casa’, anche pochi metri fanno la differenza”.
Diego Saccon, direttore di un centro di trattamento delle dipendenze, crede che i problemi da risolvere siano altri: “Il problema dell’alcol non è un problema di trasporti, ma sanitario. I ragazzi sono deresponsabilizzati da questo servizio. La prevenzione serve, funziona, noi intercettiamo 13-14 mila ragazzi ogni anno, diamo informazioni anche su malattie sessualmente trasmissibili e droga, spostare 20 ragazzi da una discoteca a una piazza vicina, sinceramente, fa ridere”.
Nel frattempo in moltissimi hanno fatto polemica sui social contro il leader della Lega, accusandolo di usare i soldi pubblici per fornire un servizio a chi intende ubriacarsi in discoteca, senza preoccuparsi delle moltissime conseguenze di comportamenti del genere, non riducibili solo agli incidenti stradali. Molti preferibbero vedere i soldi delle proprie tasse investiti nella scuola. Ecco alcuni dei messaggi inferociti:
“Per scuola, istruzione, formazione, non ci sono mai i soldi, ma per pagare i taxi a chi si ubriaca in discoteca, si trovano subito”.
“E se invece i soldi (perché mica lavorano gratis i taxi) venissero investiti in ‘educazione ed informazione’ già dalla scuola media? Non sia mai, mettiamo sempre in area confort i ragazzi..UBRIACATEVI!! Che tanto ti porta a casa Salvini”.
“Quindi con le mie tasse piuttosto che finanziare la scuola pubblica, Lei preferisce offrire il taxi a quattro ragazzotti ubriachi. Ottimo messaggio per chi paga le tasse e per l’immagine che si dà dell’alcol. Bravo Salvini!”.
“Salvini può pagare tutti i taxi che vuole. Di tasca sua, però!! I soldi delle mie tasse li voglio vedere nella sanità e nella scuola, non buttati per portare a casa bambocci viziati e scemi!”.
Ci si interroga anche sul messaggio che questa idea trasmette ai giovani. A farlo è stata la dirigente scolastica Cinzia Mion, che ha scritto un articolo in merito pubblicato dalla testata Gessetti Colorati: “Già i nostri giovani spesso sono affetti da quella che viene chiamata dis-regolazione emotiva; mettici accanto una educazione ricevuta il più delle volte troppo permissiva da parte di genitori che non sanno più gestire il ‘no’, fin da quando i figli sono piccolissimi, perché temono in questo modo di non essere più amati dai figli stessi, (quando un tempo succedeva il contrario); aggiungi il fatto che di fronte alle frustrazioni o alle difficoltà troppo spesso ricorrono alle droghe perché nessuno ha loro insegnato che nella vita bisogna imparare ad affrontare gli ostacoli non ad evitarli, e arriva sempre prima o poi la necessità di stringere i denti; e la politica come finale emana un provvedimento del genere?”, ha detto la formatrice.
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