“La Memoria è come il fuoco, appartiene all’anima: se si spegne questo fuoco, finisce la vita” così ha dichiarato l’attore centenario Gianrico Tedeschi, citando anche Paltone.
Il docente educatore non si limita alla trasmissione dei saperi e del “già pensato”, ma “insegna a pensare” ed ha il compito di “insegnare ad imparare”. È necessario, quindi, conoscere ed usare diverse tecniche che agevolino l’apprendimento e l’esercizio della memoria che un tempo veniva esercitata a scuola attraverso le poesie e le tabelline da ripetere a memoria, o attraverso la recitazione di brani e cantiche.
In un recente corso di formazione – on-line , per esigenza Covid -19- il prof. Ciro De Angelis, docente di scuola Primaria e di Filosofia e Storia dell’Università dell’Età Libera di Taranto, in tre lezioni intensive ha guidato i corsisti in un cammino di approfondimento teorico e pratico finalizzato, innanzitutto, a comprendere le modalità più efficaci attraverso cui il nostro cervello acquisisce e conserva le informazioni, per essere poi richiamate al momento opportuno, senza i cosiddetti “vuoti di memoria”. Tale modello è legato alla creazione ed all’associazione d’immagini mentali con specifiche e peculiari caratteristiche: inusuali, esagerate, legate alle emozioni, in movimento, ecc.
Il docente è poi passato alla spiegazione dettagliata di alcune delle strategie più efficaci di memorizzazione, da associare al proprio metodo di studio per renderlo più proficuo, per ridurre i tempi e le numerose ripetizioni ed ottimizzare i risultati, cosa particolarmente utile quando si è impegnati nello studio, in vista di un esame o di un concorso. Ecco alcune delle tecniche di memorizzazione proposte ed illustrate: il metodo a “cascata”, che consiste nel memorizzare decine di concetti-chiave, contenuti ad esempio in un capitolo di un libro, attraverso la costruzione di una storia fantasiosa ed insolita; il metodo “dei loci”, che è il più collaudato, perché conosciuto ed usato nell’antichità da Cicerone ed altri autori, basato sull’associazione tra nuovi concetti da imparare e le tappe di un percorso, precostruito e conosciuto, in cui andare a collocare i nuovi saperi, opportunamente trasformati prima in immagini “memorabili”.
Altrettanto significativa ed istruttiva è risultata la tecnica della “conversione fonetica”, che consente di studiare, imparare e memorizzare velocemente, ogni contenuto di carattere numerico: date storiche, date di nascita e morte di poeti, scrittori… insomma, ogni tipo di data, ma anche articoli della legislazione, formule chimiche, fisiche, ecc.
Questa tecnica elaborata, diversi secoli fa, consiste nel trasformare i numeri in lettere (consonanti), le lettere in parole e le parole in immagini, cosicché la mente, per ogni dato numerico, ricorderà un’immagine, cosa meno impegnativa e di conseguenza più facile da richiamare al momento opportuno. Alle dieci cifre sono state abbinate le seguenti consonanti, attraverso i criteri della somiglianza grafica e fonetica: 1=l; 2=n; 3=m; 4=r, q; 5=f, v; 6=b, 7=t, d; 8=g, c; 9=p, 0=z, s.
Il prof. De Angelis ha poi spiegato come utilizzare questo metodo, con le sue innumerevoli applicazioni, mostrando come operare per costruire immagini per diverse date storiche o per altri contenuti in cui siano presenti dei numeri. Attivando esercizi di creatività, d’inventiva, e di fantasia che va oltre le cose, ciascuno potrà costruirsi un “codice personalizzato” d’interpretazione dei numeri da uno a cento e, utilizzando tale codice in maniera personale, i numeri, le date, gli articoli della Costituzione (in un’ora i corsisti ne hanno imparato ben 28), le parole chiave di un quesito, restano impressi nella memoria soggettiva, rendendo efficace e stabile la memorizzazione di segni e simboli costruiti ad hoc. Una sezione del corso è stata riservata alle strategie per memorizzare termini e parole in lingua straniera, arricchendo il patrimonio lessicale per un approccio comunicativo essenziale ed efficace.
Alla Tecnica della Scuola il prof. Ciro De Angelis ci spiega l’importanza di tali tecniche.
“Didatticamente l’insegnante potrà ben utilizzare tali esercizi e tecniche in classe con gli studenti e potrà essere anche un’istruttiva e coinvolgente lezione in un’ora di supplenza”.
La mia esperienza come docente di scuola primaria mi porta a confermare quest’osservazione. Sono anni che insegno queste strategie non solo ai miei studenti, ma anche quando capita di dover tenere una lezione come supplente in una classe non mia. Questo tipo di lezione, non tradizionale o frontale, ma interattiva ed insolita, si rivela molto coinvolgente. Essa richiama sin da subito l’attenzione di tutti gli alunni e la mantiene sempre alta, perché li fa sentire protagonisti, alle prese con un’attività nuova, utile, divertente e, nel frattempo, molto istruttiva. Tutti sono chiamati a cimentarsi con fantasia e creatività nella visualizzazione mentale di un argomento di studio, attraverso la costruzione di una storia, strana, divertente o anche ridicola, ma che utilizzi tutti i concetti chiave contenuti nella pagina appena letta, indipendentemente dalla disciplina. Ognuno poi racconta ad alta voce la sua storia e, tra confronti, meraviglie e stupori vari, si consolida il ricordo dell’argomento oggetto di studio, che diventa “memorabile”, cioè, non viene più dimenticato. Per catturare l’attenzione inizio la mia lezione con una frase ad effetto, nella quale spiego, con un righello in mano, che in quell’ora avremmo “misurato” la memoria di ciascuno attraverso un gioco. La curiosità di tutti, dopo aver dato un’occhiata interrogativa al righello, diventa evidente. E da lì parte poi tutta la strategia per insegnare a pensare ed a studiare in modo più proficuo e… perché no, anche più piacevole e divertente. Non è forse vero che nella scuola dell’infanzia s’impara attraverso il gioco? Per quale motivo “oscuro” nelle classi successive viene abbandonata questa metodologia didattica così piacevole e perché lo studio e l’apprendimento dovranno poi basarsi quasi esclusivamente sulla pedissequa, reiterata e spesso noiosa ripetizione ad oltranza degli argomenti da imparare? Mi viene in mente, al riguardo, la nota frase di Piero Angela: «Personalmente mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti quelli che si occupano d’insegnamento dovrebbero ricordare l’antico motto latino “Ludendo docere”, cioè insegnare divertendo». Credo fermamente che ogni docente che s’impegna non solo nella trasmissione dei contenuti, ma anche nell’insegnare un efficace e piacevole metodo di studio, contribuirà a formare alunni non annoiati, ma motivati, entusiasti, curiosi ed amanti dello studio. E nei miei corsi insegno alcune strategie, diverse in base all’età degli alunni, che consentono di raggiungere questo rilevante obiettivo educativo.
Le tecniche di memorizzazione sono utili e preziose anche nella fase di preparazione ai concorsi, specie quando vengono proposte le batterie dei test per le prove preselettive. Quali suggerimenti dare ai candidati?
Ho contribuito, negli anni, ad aiutare molti docenti a studiare in maniera diversa e più produttiva, grazie alle tecniche di memorizzazione, in particolare coloro che erano alle prese con lo studio per superare i vari concorsi, sia per docenti sia per dirigenti scolastici, ma anche quello dello scorso anno, per DSGA. In questo tipo di studio entrano in gioco tutte le principali strategie di memoria: il metodo a cascata, quello dei loci, lo schedario mentale e la conversione fonetica. Queste tecniche sfruttano il modo in cui vengono conservate le informazioni apprese, per non farle disperdere nei meandri della mente e richiamarle al momento opportuno. Obiettivo è quello di ottimizzare i tempi di studio ed ottenere risultati migliori rispetto al solo metodo tradizionale. Le tecniche di memorizzazione non sostituiscono lo studio, ma lo integrano, lo supportano, ne riducono i tempi e sempre con risultati straordinari. Un modulo dei miei corsi particolarmente apprezzato è quello dedicato alla memorizzazione della banca dati contenente i quiz della prova preselettiva di un concorso. Tenendo conto che essa viene pubblicata generalmente solo venti giorni prima della prova, si possono immaginare l’ansia e le difficoltà dei partecipanti nel memorizzare le migliaia di risposte esatte dei test. Bisogna ammetterlo, non è facile, in assenza di strategie specifiche. Occorre memorizzare numerosissimi concetti, la legislazione scolastica, la Costituzione italiana, articoli e commi vari, e spesso, le quattro risposte ad una domanda si somigliano tutte, rendendo difficile l’individuazione di quella corretta. A tal fine, anni fa, ho sviluppato una precisa e specifica strategia, basata sull’associazione di due immagini, che, in sede d’esame, consente di individuare, per moltissimi test, la risposta esatta ancor prima di leggerla, perché suggerita dalla parola-chiave contenuta nella domanda. Questo metodo consente di fissare nella mente le risposte corrette ai quesiti, senza avere la necessità di dedicarvici troppo tempo e, nei giorni successivi, evitare un’estenuante ripetizione, per concentrarsi sulla memorizzazione dell’intera banca dati nei tempi previsti. Alcuni pensano che nell’applicazione delle tecniche di memorizzazione si perda tempo prezioso, che vien tolto allo studio effettivo. Posso senz’altro affermare che non è così. Il tempo, che s’impiega all’inizio per imparare a padroneggiare le strategie, si recupererà tutto strada facendo, e con gli “interessi”, perché la loro efficacia è provata dall’esperienza di oltre duemila anni d’impiego, con risultati inimmaginabili.
La memoria è una qualità umana che cresce e si amplifica mediante l’esercizio, al quale occorre aggiungere una buona dose di entusiasmo: “Nessuno è più vecchio di chi ha superato l’età dell’entusiasmo”.
Dare ai ragazzi opportunità creative per pensare, tecniche per memorizzare, metodi per studiare, utilizzando al meglio il tempo e le risorse personali, sono per i docenti compiti e doveri professionali che sollecitano un costante impegno per un apprendimento veramente efficace, capace di modificare il modo di pensare e di agire.
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