Come da noi preventivato, il Senato ha approvato velocemente in prima lettura il disegno di legge governativo che riforma l’istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del nuovo modello 4+2.
A riferire in aula le decisioni prese dalla Commissione Cultura prima di Natale è stata la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo. Subito dopo, l’Aula è passata a votare i due articoli che compongono il disegno di legge. Il voto finale è slittato per due volte, con altrettante sospensioni di seduta, poiché l’Aula del Senato non aveva il numero legale per la votazione di una proposta di coordinamento formale del testo presentata dalla relatrice. Al terzo “tentativo”, però, è arrivato il via libera: 141 sono stati i sì, 41 i no (Pd, M5s e Avs) e 5 gli astenuti (Italia Viva). Nel corso delle dichiarazioni di voto, era stato annunciato voto favorevole da Marco Lombardo per i senatori di Azione.
Le novità della riforma
Cosa prevede la riforma? L’istituzione di un percorso quadriennale che si concluderà con un Esame di Stato e che darà titolo ad accedere direttamente alla Formazione tecnica superiore (due anni) oppure all’Università.
Secondo il Governo, inoltre, gli istituti tecnici riformati avranno la possibilità di migliorare e arricchire la propria offerta formativa stipulando contratti di prestazione d’opera con esperti esterni per lo svolgimento di attività didattiche di particolare interesse.
Per il 2024/25 verranno attivati percorsi a carattere sperimentale in 171 istituzioni scolastiche superiori che hanno aderito alla sperimentazione proposta dal Ministero.
Le parole di Valditara
“Il via libera di oggi segna una tappa fondamentale di una riforma che serve ai nostri giovani e al Paese. Ringrazio il presidente della Commissione Istruzione, Roberto Marti, la relatrice, Ella Bucalo, il sottosegretario Paola Frassinetti e tutta la maggioranza parlamentare per aver sostenuto il disegno di legge, apportando integrazioni certamente migliorative. Ringrazio anche le Regioni per l’importante contributo dato”, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
“Si tratta – ha continuato il ministro – di una riforma molto attesa dalle scuole e dal mondo produttivo e in cui questo governo crede fortemente. Avremo una filiera della formazione tecnica e professionale di serie A, che potrà contare sul potenziamento delle discipline di base e sull’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sul maggior raccordo fra scuola e impresa, ma anche sulla maggiore internazionalizzazione e ricerca”.
Valditara ha ribadito che “non si tratta dunque di ridurre di un anno i programmi alle superiori ma di avere programmi rivisti e potenziati su 4 anni, mantenendo inalterato il numero dei docenti e dunque avendo più insegnanti per classe. Il nostro obiettivo è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive”.
La maggioranza compatta: avanti tutta!
Secondo il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Cultura e Istruzione al Senato, “è una riforma attesa da tempo dalle imprese, che necessitano di figure sempre più preparate e qualificate. Questo provvedimento, che rappresenta una grande opportunità per l’intero Paese, permetterà agli alunni di usufruire di una formazione in linea con le richieste del mercato e di accedere, quindi, più facilmente al mondo del lavoro. Sono orgoglioso di aver contribuito, con un emendamento a mia firma, al finanziamento di 15 milioni di euro per il 2024 e di ulteriori 5 milioni per gli anni 2025-2026, per avviare la progettazione di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione di veri e propri campus multiregionali e multisettoriali per favorire la formazione integrata”.
Per la senatrice Ella Bucalo (FdI), è passata al Senato “una vera e propria rivoluzione del sistema formativo tecnico e professionale che ci pone alla pari con la gran parte dei Paesi Europei senza che questo, tengo a precisarlo, comporti una diminuzione della preparazione, anzi”.
“Con questa riforma – ha commentato l’on. Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione – ci sarà una maggiore interazione con le imprese e la possibilità di istituire dei veri e propri Campus per creare poli formativi legati alle esigenze specifiche dei territori. L’obiettivo prioritario per questo Governo è quello di ottenere per i nostri studenti diplomi sempre più qualificati che li mettano in grado di trovare facilmente la loro occupazione”.
L’opposizione della Flc-Cgil
Durissimo è invece il commento della Flc-Cgil, che aveva già “bollato” la riforma calcolando che appena il 6% delle scuole superiori ha aderito al progetto: “è il primo passo verso la privatizzazione del sistema pubblico di istruzione – sostiene la segretaria generale Gianna Fracassi -: ingresso di esperti privati al posto dei docenti, riduzione di un anno del percorso, cancellazione delle prerogative degli organi collegiali nella definizione dei curricoli, limitazione della libertà di insegnamento e alternanza scuola lavoro a partire dai 15 anni”.
Il sindacato parla di “un’impostazione classista e ideologica finalizzata a segregare soprattutto le classi sociali più svantaggiate. Non c’è cultura del lavoro in questo provvedimento, ma la sostituzione dell’istruzione con l’addestramento professionale“.
“Credo sia evidente la povertà culturale che ispira questo disegno di legge e la distanza abissale rispetto alle sfide economiche di sviluppo che il nostro Paese e tutto il mondo devono affrontare e che richiedono livelli di istruzione più elevati”.
Fracassi sostiene che “è evidente la scelta di predisporre le basi per la prospettiva rappresentata dalla scuola regionale contenuta nel ddl sull’autonomia differenziata”.
Dopo avere ricordato che questa riforma è stata “bocciata anche dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione”, la numero uno della Flc-Cgil sottolinea che il suo sindacato “non si fermerà nel contrasto ad un provvedimento dannoso per la scuola e ingiusto per i ragazzi e le ragazze del nostro Paese”.
Ora il provvedimento passa alla Camera: i più ottimisti hanno preventivato che il ddl potrebbe essere approvato definitivamente già entro il mese di febbraio.