Il primo “computer personale” della storia non è stato concepito nel garage di Steve Jobs, il fondatore della Apple, ma 12 anni prima in quello di una villa a Pisa, nel quartiere periferico di Barbaricina.
Infatti, un’antenata delle attuali “startup”, nata nel 1955 all’interno della più importante azienda italiana tecnologica dell’epoca, la Olivetti, propose un’anticipazione del modello, usato oggi da grandi gruppi come Google, basato sulla libertà dei dipendenti di perseguire i propri progetti. Facendo leva su questa libertà operativa l’ingegner Pier Giorgio Perotto insieme a Giovanni De Sandre e Gastone Garziera cinquanta anni fa, progettò il “Programma” 101 ( P101 ), che fu presentata per la prima volta nel 1965. Oltre ad avere un disegno avveniristico, la P101 è stato il primo calcolatore digitale e programmabile, piccolo ed economico, ovvero il primo personal computer.
La P 101 voleva rappresentare un prodotto di largo consumo capace di andare incontro alle necessità operative del più alto numero possibile di persone. Una vera e propria rivoluzione tecnologica per l’epoca.
Prodotta inizialmente solo per gli Usa, la P 101 ebbe talmente un impatto devastante sulla tecnologia dell’epoca, che alla fine del 1966 la Underwood, ditta statunitense controllata dalla Olivetti, chiese di poter fabbricare le macchine sul suolo degli Stati Uniti al fine di poter rifornire anche gli uffici delle amministrazioni federali. Oggi in Italia di quella avventura tecnologica rimangono solo i ricordi.
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