In vista del vertice europeo che si svolgerà in Portogallo il 19 e il 20 giugno, durante il quale è prevista l’approvazione dell’Action Plan eEurope che stabilisce un piano di azione, adottato dai governi dell’Unione Europea, per incrementare ulteriormente l’uso in ambito scolastico delle tecnologie informatiche e multimediali, lo scorso 12 giugno a Roma è stato illustrato il 1° Rapporto sulla diffusione di internet e delle nuove tecnologie nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università italiane.
Dall’indagine, commissionata da Microsoft all’istituto di ricerca Sirmi, emerge che il livello di informatizzazione del sistema scolastico italiano è in rapida evoluzione, avendo saputo trarre vantaggio dai recenti incentivi governativi: il Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche per il triennio 1997/2000, varato dal Ministero della Pubblica Istruzione, ha infatti consentito (attraverso un investimento di oltre 100 miliardi finalizzati all’acquisto di infrastrutture hardware e software nonché alla formazione dei docenti) di promuovere l’alfabetizzazione informatica di studenti e insegnanti, anche se il Rapporto sottolinea che non è stato possibile in poco tempo colmare il divario con gli standard di alcuni Paesi europei più avanzati nello sviluppo di questo settore.
Nelle scuole italiane sono presenti 337mila computer, con un parco medio di 25,8 Pc per istituto nelle scuole pubbliche e di 13,7 Pc in quelle private. La maggior parte dei computer vengono utilizzati per scopi didattici, mentre una parte ovviamente inferiore serve per svolgere attività amministrative. In media, risulta disponibile un Pc ogni 23 studenti.
Se si tiene conto soprattutto del dato relativo alle scuole di istruzione secondaria di II grado, la situazione appare in netta evoluzione: ben il 98,6 per cento delle scuole pubbliche ha specifiche aule e laboratori di informatica (con una media di 3 aule per ciascun istituto); il dato scende al 70,4 per cento se si fa riferimento alle scuole superiori private. Sono il 93,1 per cento gli istituti scolastici pubblici di istruzione secondaria di II grado collegati in rete, a fronte del 63,2 per cento di quelli privati e alla quasi totalità degli enti universitari e degli istituti di ricerca.
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