L’idea di paizzare telecamere negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia ritorna a cadenza più o meno regolare.
E adesso la proposta di dotare asili e scuole di sistemi di videosorveglianza arriva anche in Parlamento dove sono state depositate diverse proposte di legge in tal senso.
Con un vincolo, però: le reigstrazioni saranno criptate e saranno disponibili solo alle forze dell’ordine in caso di denunce o accertamenti decisi dalla autorità giudiziaria.
Ma in rete e nei social si leggono anche richieste e proposte strane.
Qualche giorno fa, per esempio, alcuni insegnanti hanno segnalato su FB di aver esplicitamente richiesto alla propria scuola di installare telecamere nelle aule e nei laboratori: “Il dirigente e le RSU mi hanno però risposto che non è possibile”, scrive un docente.
In realtà la questione è molto sempice e non c’è bisogno di scomodare nessuno, men che meno che RSU.
L’installazione di telecamere è vietata dalla normativa sulla privacy ed è consentita solamente ove sia espressamente autorizzata dalla magistratura in relazione ad indagini in corso.
L’utilizzo di telecamere criptate può essere una soluzione interessante ma si tratta di capire se “il gioco vale la candela”: bisognerebbe insomma fare un esame del rapporto fra costi e benefici per sapere se davvero il meccanismo possa servire a tenere sotto controllo i fenomeni di abusi e violenze o se, al contrario, non faccia insorgere il rischio di modificare in modo siginificativo il rapporto educativo e le relazioni interne alla comunità scolastica.
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