La norma che impone le telecamere nei nidi e nelle scuole dell’infanzia potrebbe presto essere archiviata, quindi ancora di diventare legge. Le perplessità sulla disposizione, fortemente voluta dall’ex vicepremier Matteo Salvini, che aveva intenzione di allargare il provvedimento anche alla scuola secondaria, sembrano essere state raccolte dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
Il ministro: tema di grande delicatezza
Nel corso dell’audizione tenuta il 5 novembre a Montecitorio, presso le Commissioni congiunte Istruzione e Cultura di Camera e Senato, il titolare del Miur ha detto di ritenere “il tema della videosorveglianza delle scuole di grande delicatezza anche per i costi, che sono eccessivi, la fascia di età coinvolta, l’interazione con altro personale scolastico”.
“Già oggi, in caso di segnalazione la procura della repubblica valuta l’istallazione di telecamere nascoste. Su questo tema reputo sia necessario un approfondimento“, ha concluso Fioramonti.
Il testo è fermo
Come già rilevato qualche settimana fa dalla Tecnica della Scuola, il provvedimento delle telecamere negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia è passato alla Camera ed è stato trasmesso al Senato dove però l’esame è fermo presso la Commissione Affari Costituzionali che deve ancora concludere il proprio lavoro e inviare il testo definitivo all’aula per il voto conclusivo.
Inoltre, sul disegno di legge si attende anche il parere della Commissione Cultura che però non ha neppure iniziato i propri lavori sul tema.
La contrarietà del sindaco di Napoli
Nei mesi scorsi, ad esprimersi contro il provvedimento erano stati diversi addetti ai lavori, Ma anche esponenti politici non della scuola. Come il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, il quale di era detto contrario “nei confronti dell’emendamento al decreto ‘sblocca cantieri’ che intende finanziare la norma che introduce videosorveglianza nelle aule degli asili nido, scuole d’infanzia e strutture socio-assistenziali”.
Per il primo cittadino del capoluogo partenopeo, la videosorveglianza nelle scuole rientrerebbe in “una visione repressiva e coercitiva dello Stato, come unica via per risolvere questioni complesse che non si vogliono affrontare se non in modo demagogico”.