I continui fatti di cronaca contrassegnati di maestri che operano violenze di vario genere nei confronti dei loro alunni, fanno riemergere la necessità di introdurre delle contromisure. Tra cui spicca quella di installare telecamere fisse all’interno delle scuole.
Tra i favorevoli si pone anche Matteo Salvini, leader della Lega, ministro dell’Interno e vice-premier, che nel corso di un’iniziativa elettorale a Terni ha detto in modo perentorio: “Da papà farò di tutto perché sia approvato il progetto di legge per avere telecamere negli asili, nelle scuole e nelle case di riposo”.
“Per rispetto delle maestre perbene che sono il 99 per cento, come gli infermieri. Però chi mette le mani addosso a un disabile o a un bambino è una bestia che non può tornare a fare quel lavoro”.
Premesso che il garante della privacy ha posto il suo veto da tempo, sull’opportunità o meno di installare le telecamere in classe durante l’attività scolastica, il mese scorso, La Tecnica della Scuola ha riportato diversi pareri, seguito di quanto accaduto nella scuola dell’infanzia di Colorno (due maestre sono state arrestate e sono sotto inchiesta giudiziaria)
“Oramai – ha detto Carlo Rienzi, presidente del Codacons – non esiste più alcun dubbio sulla necessità di installare sistemi di videosorveglianza negli asili e nelle scuole, per prevenire violenze sia a danno degli alunni che degli insegnanti , violenze che crescono di giorno in giorno”.
Secondo la deputata di FI Annagrazia Calabria, “il legislatore ha una grave responsabilità: aver bloccato nella scorsa legislatura la nostra legge sulla videosorveglianza. L’installazione di sistemi di videosorveglianza negli asili e nelle strutture socio-assistenziali per anziani e disabili è un fattore determinante di prevenzione oltre che di rapida repressione dei crimini. Senza dimenticare un aspetto fondamentale del testo della nostra proposta di legge che riguarda la formazione del personale e i requisiti di idoneità a svolgere determinati ruoli”.
Nel corso delle precedente legislatura è stato presentato dall’onorevole Nicoletta Favero (Pd), un disegno di legge per permettere l’installazione di video camere di sorveglianza nelle scuole, in orario di lezione: nel 2017 il provvedimento era stato anche approvato in prima lettura dalla Camera, con tanto di formulazione di proposte presentate da alcuni membri della Commissione, comprese le richieste di audizione del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, e di quello per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano.
Poi, però, del testo si sono perse le tracce.
In netta controtendenza la responsabile scuola del PD Simona Malpezzi che, al nostro telefono, commenta: “Non sono le videocamere a risolvere il problema. Io non voglio mandare le mie figlie a scuola tranquille perché ci sono le videocamere, ma perché ci sono insegnanti preparanti di cui mi fido”.
Ricordiamo, infine, che la questione delle telecamere a scuola, dall’ultimo sondaggio prodotto dalla Tecnica della Scuola, i docenti intervenuti hanno espresso il loro parere negativo in merito, giudicandola come un’iniziativa lesiva della privacy, allineandosi quindi allo stesso Garante.
Riproponiamo la domanda: alla luce degli ultimi accadimenti di cronaca, con sempre più docenti vittime degli abusi fisici e psicologici dei loro allievi, oggi sarebbero sempre della stessa idea? Non sarebbe più importante tutelare la propria incolumità, mentre si svolge onestamente il proprio lavoro, piuttosto che la privacy?
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