Tornano farsi sentire i fautori delle telecamere all’interno delle scuole, a partire dalle classi dove si svolge attività didattica. Stavolta, a far scattare di nuovo la proposta è stato l’arresto di un’insegnante di sostegno a Potenza, con l’accusa di avere picchiato quotidianamente un’alunna disabile di nove anni e minacciato altri alunni.
“L’ultimo episodio registrato a Potenza rende ancora più urgente l’adozione di sistemi di videosorveglianza per evitare abusi e violenze nelle scuole”, ha commentato il Codacons.
La novità è che le telecamere servirebbero non solo ad inchiodare i docenti-mostro, ma anche a tutelare gli insegnanti dalle eventuali aggressioni di loro alunni-bulli.
“Oramai – ha detto il presidente, Carlo Rienzi – non passa giorno senza che i mass media riportino notizie di violenze nelle scuole sia ad opera di maestre e insegnanti, sia da parte degli stessi studenti”.
In quest’ultimo caso, per mettere con le spalle al muro gli allievi violenti non sarebbe necessario che uno studente della classe riprenda l’accaduto e lo riversi sui social (mettendo in questo modo a serio repentaglio la validità dell’anno scolastico, poiché per vari motivi ha messo in atto un comportamento fortemente scorretto). Si potrebbe quindi dire addio agli “studenti-cameramen”.
“È evidente a tutti – ha continuato il presidente Codacons – l’urgenza di porre un argine a maltrattamenti e fenomeni di bullismo all’interno degli istituti scolastici e l’unica strada percorribile è quella della videosorveglianza”.
“Per tale motivo chiediamo a gran voce l’installazione di telecamere in tutte le scuole e negli asili d’Italia allo scopo non solo di individuare subito episodi gravi come quello di Potenza e punire i responsabili, limitando così lesioni e prolungati traumi agli alunni, ma anche – ha concluso – per una funzione deterrente, perché la possibilità di essere registrati mentre si commette una violenza porterà insegnanti e studenti ad evitare abusi, maltrattamenti e altri crimini nelle aule”.
Qualora, tuttavia, si volessero inserire delle telecamere in classe, mentre si fa lezione, ricordiamo che occorre superare il parere del Garante della privacy, secondo il quale andrebbero installate all’interno delle scuole solo a lezioni concluse. Eventuali visualizzazioni delle immagini all’interno del perimetro scolastico, in orario didattico, è ad oggi consentita solo per motivazioni straordinarie e comunque limitata alla polizia e autorità giudiziaria.
Ricordiamo, infine, che nell’ultima legislatura è stato presentato – dall’onorevole Nicoletta Favero (Pd) – un disegno di legge per permettere l’installazione di video camere di sorveglianza nelle scuole, in orario di lezione: nel 2017 il provvedimento era stato anche approvato in prima lettura dalla Camera, con tanto di formulazione di proposte presentate da alcuni membri della Commissione, comprese le richieste di audizione del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, e di quello per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano. Poi, però, del testo si sono perse le tracce.
Ricordiamo, infine, che la questione delle telecamere a scuola non ha portato consensi unanimi, specie fra insegnanti e personale scolastico, i quali, in base ad un sondaggio della Tecnica della Scuola, svolto nel 2016, hanno espresso il loro parere negativo in merito, giudicandola come un’iniziativa lesiva della privacy.
La domanda sorge spontanea: alla luce degli ultimi accadimenti di cronaca, con sempre più docenti vittime degli abusi fisici e psicologici dei loro allievi, oggi sarebbero sempre della stessa idea? Non sarebbe più importante tutelare la propria incolumità, mentre si svolge onestamente il proprio lavoro, piuttosto che la privacy?
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