Si è discusso molto della pertinenza del telefono cellulare in classe: sull’argomento, l’ex ministra dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha di recente presentato un disegno di legge, per inibire l’utilizzo non didattico dello smartphone a scuola, anche ai docenti, e che proprio in questi giorni sta per essere valutato dalla commissione Cultura della Camera. Poco, invece, si parla degli effetti nocivi dei telefoni cellulari sulla salute di chi li utilizza: è un argomento, invece, che vale la pena affrontare in modo approfondito.
Perché l’uso reiterato di cosiddetti telefonini porta, alla lunga, a “difficoltà di apprendimento e concentrazione, disturbi comportamentali soprattutto nei bambini, alterazione della pressione arteriosa, dei ritmi cardiaci, infarto e ictus in persone sempre più giovani, alzheimer ed epilessia”.
A sostenere questa tesi, davvero allarmante, è stato il presidente dei medici siciliani, Toti Amato, durante la presentazione del progetto pilota Stop-Phone, inserito nel Piano regionale di prevenzione dell’assessorato Salute della Regione siciliana.
La presentazione è stata anche l’occasione per far rendere pubbliche le linee guida per un uso consapevole degli smartphone e gli studi realizzati negli ultimi anni sui rischi dell’esposizione prolungata alle radiazioni emesse: una circostanza particolarmente incisiva per lo stato di salute dell’uomo, visto che a qualche tempo l’Organizzazione mondiale della Sanità ha inserito i rischi legati all’uso dei cellulari tra i “cancerogeni possibili” e il Consiglio d’Europa ha giudicato un “potenziale pericolo” per la salute pubblica”.
In base allo studio realizzato, il dottor Toti Amato, è giunto ad una conclusione certa: le istituzioni devono intervenire con urgenza su più fronti, tecnologico, educazionale e normativo.
“È necessario ormai – ha detto il presidente dei medici il 5 febbraio – che le tecnologie abbiano valori di contaminazione elettromagnetica più bassi, compatibili con le esigenze biologiche e testate prima di essere commercializzate senza interessi industriali di parte. Questo è possibile incentivando una ricerca indipendente, basata sui risultati clinici già ampiamente disponibili, fermando nuove installazioni radiomobili, rivedendo i valori della telefonia domestica cordless e realizzando zone libere da contaminazione”.
Infine, ha detto ancora il medico, “l’utilizzo di dispositivi wireless dovrebbero essere inibito negli ospedali e in tutti i luoghi di cura, assolutamente vietato ai bambini e più limitato anche per gli adolescenti, così come hanno fatto nelle scuole di Salisburgo (in Austria) e Francoforte (in Germania), dove sono state disattivate tutte le centraline Wi-Fi”.
La conclusione è d’obbligo. I responsabili della crescita di nostri giovani, prima di tutto le famiglie ma anche la scuola e gli altri agenti educativi, devono avere ben presenti queste indicazioni. Le quali, è bene sottolinearlo, non sono opinioni, ma dati scientificamente provati.
E siccome si tratta di salute, è bene che le scuole si attrezzino il prima possibile per approvare delle regole interne, attraverso gli organi collegiali preposti, che riducano al massimo l’uso dei telefoni cellulari e del Wi-Fi all’interno degli ambienti dove bambini e ragazzi passano diverse ore al giorno.
Anche perché, se le regole non giungono dalla scuola, non possiamo pretendere che si attuino all’interno delle famiglie.
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