Con il Covid tutti i Paesi hanno dovuto fare i conti con l’uso smodato dei dispositivi elettronici. I giovani, presi da una vera e propria dipendenza da telefonini e smartphone, ormai non riescono a farne più a meno nemmeno nelle ore di scuola. Alcuni governi stanno affrontando il problema. Come quello britannico, dove i Tory di Boris Johnson intendono imporre un divieto totale (anche durante ricreazione) sull’uso dei telefonini da parte di bambini e ragazzi nelle scuole.
L’annuncio, ripreso dall’Ansa, è arrivato il 29 giugno dal ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, secondo il quale siamo ormai ad una vera ossessione dei cellulari, con “effetti dannosi” sul rendimento scolastico, sul benessere e talora sulla stessa salute mentale dei più giovani.
Prima dell’adozione formale del provvedimento, il ministro ha fatto sapere di volerne discuterne con i responsabili degli istituti; ma – come riporta il Times – è deciso comunque ad andare avanti.
Alcuni sindacati d’insegnanti, più vicini all’opposizione laburista, hanno criticato l’idea liquidandola come “una distrazione” dai problemi della scuola più urgenti, legati in particolare in questa fase all’esigenza di far recuperare il tempo perduto dai ragazzi in seguito agli effetti dell’emergenza Covid e dei lockdown.
Ma c’è anche chi ha fatto notare che l’uso degli smartphone è già limitato dei regolamenti degli istituti.
Uno studio britannico di qualche hanno fa ha peraltro registrato cali di rendimento medi fra gli studenti pari a oltre l’8% a causa della telefonino-dipendenza; e del 14-15% fra i ragazzi con maggiori difficoltà d’apprendimento.
In Europa vi sono già altri Paesi, come Norvegia e Spagna, dove è stato approvato un quadro di restrizioni generalizzato nei confronti dell’utilizzo degli smartphone a scuola.
E in Italia? Le linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica sono sostanzialmente regolate non da una norma di legge, ma dalla Circolare n. 30 del 15 marzo 2007, firmata dall’allora ministro Giuseppe Fioroni.
“L’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici – c’è scritto nella circolare del Ministero – rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”.
Nella circolare ministeriale si parla anche di “dovere specifico, per ciascuno studente, di non utilizzare il telefono cellulare, o altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche”.
Sempre la Circolare Fioroni ha specificato che “il divieto di utilizzare telefoni cellulari durante lo svolgimento di attività di insegnamento e apprendimento, del resto, opera anche nei confronti del personale docente”.
E sempre per combattere la dipendenza da cellulare, oltre che per ridurre gli effetti negativi sulla didattica, lo scorso mese di maggio un gruppo di deputati, tra cui l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha depositato alla Camera una proposta di legge per regolamentare l’uso di smartphone e tablet da parte dei minori di 12 anni, quindi per tutto il primo ciclo di istruzione.
Qualche anno fa, tuttavia, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha esaltato il ruolo positivo dei telefonini, come di tutti i dispositivi elettronici, in ambito scolastico, auspicandone l’utilizzo in chiave didattica, ovviamente regolamentata.
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