Gli smartphones sono oramai parte integrante ed attiva delle nostre vite sempre più digitali ed interconnesse, anche in aula. È possibile concepire una didattica più inclusiva con il loro utilizzo o più incline a distrazioni e minor produttività intellettuale? Questo quesito risuona attualmente in Italia ed Europa, e fa discutere. Ogni paese, nonostante la libera scelta concessa ai singoli istituti, annovera delle formali linee guida. In Francia, nonostante le pressioni politiche, i telefoni cellulari sono stati aboliti sin dal 2018 per gli studenti di età compresa tra i 3 e i 15 anni, pena sospensione o richiamo formale. In Grecia l’utilizzo dei telefoni è severamente proibito, lo stesso in Francia ed in Germania, salvo esplicite richieste didattiche avanzate dal docente. La questione rientra nell’utilizzo polifonico e complementare della tecnologia e delle relative potenzialità in seno alla didattica contemporanea.
In via complessiva, i Ministeri dell’Istruzione e i Provveditorati si dedicano all’allestimento di norme relative all’utilizzo di attrezzature tecnologiche pubbliche o private. Ogni istituto, in ogni caso, fa da sé secondo le logiche di apertura alla tecnologia ed alla concezione del telefono cellulare come elemento complementare alla didattica. Nel Regno Unito, ad esempio, il dibattito è ancora in corso. Nel Regno Unito, un sondaggio ha mostrato che nel 2001 non c’erano divieti sui telefoni cellulari nelle scuole, ma nel 2007 il 50% delle scuole aveva vietato i telefoni cellulari durante la giornata scolastica. Questo numero è aumentato al 98% entro il 2012. I telefoni cellulari sono vietati in Francia agli studenti dai 3 ai 15 anni di età già da settembre 2018. Nel dicembre 2017, il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer ha emanato una direttiva che vieta l’uso degli smartphone nelle scuole da parte degli studenti di età inferiore ai 15 anni.
La Tecnica della Scuola ha riportato numerose lamentele del personale docente e dei Dirigenti scolastici, i quali rendono noto l’eccessivo ed esasperato utilizzo dei telefoni cellulari scuola, il quale non fa altro che limitare, a loro avviso, l’interazione tra studenti. “Sono appena tornata da un giro per i corridoi della scuola durante la ricreazione ed è uno spettacolo vedere che finalmente non ci sono 530 ragazzi con gli occhi piegati sui loro smartphone a mandare dei messaggi o vedere TikTok, ma 530 ragazzi che parlano tra loro, fanno merenda, si raccontano che cosa è accaduto nelle ore prima”, rende noto una DS di un istituto bolognese, intervistata dal nostro quotidiano. I ragazzi, secondo quanto reso noto dagli istituti che hanno messo in pratica tale iniziativa, risultano meno stressati e più inclini alla socializzazione con i coetanei, accettando tale privazione tecnologica come una sfida personale e collettiva.
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