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Temi in stampatello, i ragazzi sanno ancora scrivere in corsivo? Per alcuni va abolito, per altri sviluppa capacità di pensiero

Esplode il dibattito in merito alla scrittura e all’ortografia su X: alcuni utenti hanno fatto notare come è sempre più comune l’abitudine degli studenti di scrivere i temi in stampatello e non in corsivo. Da qui il dibattito si è infiammato: c’è chi crede che imparare a scrivere in corsivo sia ormai inutile, e chi invece crede che sia una vera e propria fase dello sviluppo degli studenti da non sottovalutare.

“Ragazzi che in prima liceo scrivono i compiti in stampatello, perché in corsivo non hanno mai imparato a scrivere: non glielo hanno mai insegnato. Io vado ai pazzi. Ho parlato stasera con un ragazzino. Nella sua scuola gli dicevano che imparare il corsivo è troppo difficile per i bambini e quindi sono tempo ed energie sprecate. Sarò antica, ma la trovo un’idiozia enorme. Ho imparato a leggere e scrivere a 4 anni pur non essendo Einstein. Non ho mai visto, intorno a me, bimbi stressati per il fatto di dover imparare a scrivere. Era un’esperienza, ci si sentiva grandi, era un piacere”, ha scritto un’utente.

Il corsivo è una tortura?

Ecco alcuni dei commenti che abbiamo raccolto che spingono verso l’abolizione del corsivo:

“Più che dell’incapacità di scrivere in corsivo mi preoccuperei dell’incapacità di scrivere in un italiano grammaticalmente corretto”.

“è scomodo, ci metto il triplo del tempo, è inutile perchè non viene usato in nessun altro paese. Per quale motivo dovrei scrivere in corsivo?”.

“Che bello! Io ho sempre avuto una brutta calligrafia ma era un tabù pensare di scrivere in stampatello a scuola. Sono contento che adesso semplicemente… si faccia”.

“Da mancino, il corsivo è una letterale tortura. Inoltre è spesso illeggibile, ed è un retaggio di un’epoca dove scrivere bene a mano era più importante di altre cose. Va abolito e basta”.

Le conseguenze sulle capacità di ragionamento

Altri invece insistono sulle conseguenze positive dell’imparare a scrivere il corsivo, e sul fatto che non si dovrebbe smettere di insegnare qualcosa di difficile per assecondare gli studenti:

“È una cosa inconcepibile, ormai alle medie oltre la metà dei ragazzi scrive in stampatello con tutte le conseguenze che ne derivano anche sulla capacità di pensiero, di ragionamento e di apprendimento come hanno ben spiegato le ricerche di neuroscience e non solo”.

“Noi boomer, con UNA SOLA (Signora) Maestra e DUE SOLI libri, abbiamo imparato il corsivo, l’ortografia, la grammatica e tutto il resto. Questi di Maestre ne hanno 4, vanno a scuola col trolley e manco il corsivo?”.

“Questa linea educativa particolarmente morbida in cui se all’alunno non va di imparare una cosa lo si asseconda è al limite della follia. È la causa della dilagante ignoranza dei ragazzi delle ultime generazioni”.

“L’uso dello stampatello è diffusissimo, perché si ritiene che il corsivo sia difficile da imparare e quindi insegnarlo sia, a farla breve, una perdita di tempo. Ripeto: io vado ai pazzi. I fortunati ai quali le maestre lo insegnano, iniziano a fine seconda o in terza elementare”.

“Perchè, in tutti i commenti, il focus della critica è sui ragazzi e non sugli insegnanti? Secondo voi, se a un ragazzino di prima media danno la possibilità di scegliere tra corsivo e stampatello, cosa sceglie? Prendetevela con gli insegnanti”.

I risultati dello studio della Sapienza

Sono arrivati all’inizio dello scorso anno i risultati di uno studio condotto dai ricercatori del Policlinico Umberto I e dell’Università Sapienza: sempre più alunni manifestano difficoltà scrivere in corsivo.

La ricerca si è concentrata sugli studenti di Roma dove un bambino su cinque alla scuola primaria non riesce a scrivere in corsivo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Occupational therapy in health care dagli studiosi Carlo Di Brina (dirigente della Neuropsichiatria infantile dell’Umberto I), Barbara Caravale (del dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e sociale della Sapienza) e Nadia Mirante (dell’Unità di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù).

I ricercatori Di Brina e Caravale, nello specifico, secondo quanto riporta Il Messaggero, hanno dichiarato: “Abbiamo fotografato come scrive la popolazione scolastica dei bambini romani. Dopo quasi due anni abbiamo visto che il 21,6% di bambini è a rischio di sviluppare un problema di scrittura. Un 10% dei bambini ha una scrittura “disgrafica”. Molti bambini, troppi per essere un disturbo. Di tutti i bambini che hanno partecipato allo studio, quelli che hanno dimostrato di soffrire di disturbi specifici (come quelli legati alla coordinazione motoria o alla dislessia) si attestano intorno al 5%; i disturbi di apprendimento, invece, vanno dal 5 al 15%”.

E aggiungono: “La scrittura è una competenza da apprendere, ma non viene indicato con chiarezza qual è il metodo più efficace attraverso il quale questo importante strumento di comunicazione può essere appreso. Mentre per la lettura è assodato che il metodo di apprendimento più efficace per tutti i bambini è il metodo fono-sillabico e nella gran parte delle scuole è stato abbandonato il metodo globale, per la scrittura non si è ancora aperto il dibattito educativo”.

Redazione

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