L’arrivo del freddo ha messo a nudo l’impreparazione di diverse scuole sul fronte dei riscaldamenti: quasi sempre non si tratta dei temuti tagli alle ore di accensione dei termosifoni, a seguito del caro-energia che attanaglia tutti i Paesi, ma semplicemente nella inadeguatezza a trascuratezza degli impianti di riscaldamento. Il risultato è che nelle aule collegate a caldaie troppo vecchie e prive di adeguata manutenzione, le temperature sono così basse che alunni, docenti e personale scolastico non possono togliere nemmeno i giubbotti e cappotti. Il malessere, in certi casi, è palpabile e dove non si è risolto cominciano a scattare mugugni e proteste ufficiali.
A questo si aggiunge il problema che dopo Ponte dell’Immacolata diverse scuole hanno riacceso i riscaldamenti solo in corrispondenza della ripresa delle lezioni: invece, bisognava riavviarle almeno ventiquattr’ore prima.
È accaduto nei giorni passati nella capitale, dove il Comune ha minimizzato la situazione (dichiarando che il problema riguarda meno di dieci istituti a fronte di centinaia complessivi), mentre Anp Roma ha detto che il freddo a scuola è una situazione tutt’altro che eccezionale.
Lunedì 12 dicembre è toccato ad alcune scuole ad Alessandria: al ”Saluzzo’ di via Faà di Bruno – come spiegato all’Ansa dal dirigente Roberto Grenna – si è verificato un blocco della caldaia. Al Classico ‘Plana’ di piazza Matteotti l’impianto è partito regolarmente, ma non è stata raggiunta la temperatura minima di 17 gradi, prevista dal Decreto ministeriale. E i ragazzi sono stati rimandati a casa.
Disagi anche all’Itis ‘Volta’: alcuni studenti sono rimasti in classe con i giubbotti; i maggiorenni se ne sono andati.
Il giorno dopo, il 13 dicembre, la stessa sorte è toccata a circa 500 studenti (sui 900 totali) dell’istituto superiore Archimede di Treviglio, in provincia di Bergamo, che hanno protestato con tanto di cartelli fuori dalla scuola per il freddo all’interno delle aule, dove la temperatura è scesa fino a 11 gradi. Una manifestazione è stata organizzata dai rappresentanti d’istituto, dopo il confronto in corso da alcune settimane con la dirigenza.
L’accusa principale è stata rivolta alla Provincia di Bergamo, proprietaria dell’edificio e quindi responsabile della gestione dell’impianto di riscaldamento: una rappresentante d’istituto ha detto che un’e-mail, con allegata la raccolta firme di 800 nominativi, è stata inviata il 2 dicembre per richiedere la sistemazione delle pompe direttamente alla “Provincia che però non risponde”.
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