Sbloccati i 500 milioni di euro del fondo nazionale per le scuole paritarie, la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha firmato il decreto dando così avvio alla complessa procedura che porterà al trasferimento di questi soldi alle singole scuole. Il problema è però sapere quanto tempo ci vorrà, mentre le scuole devono pagare gli stipendi agli insegnanti e la gestione ordinaria degli istituti.
Il ritardo, dovuto a un ricorso alla magistratura amministrativa interposto da Aninsei, l’Associazione nazionale istituti non statali di educazione e di istruzione di Confindustria, trova la sua ulteriore causa circa le modalità di definizione dei criteri per l’individuazione delle scuole non aventi fini di lucro. Soltanto dopo aver effettuato la distinzione tra scuole profit e non profit, sarà ripartito l’80% dei fondi del decreto, mentre il 20% sarà assegnato a tutte le scuole paritarie.
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Per stabilire se una scuola è profit o non profit, sarà applicato il criterio del costo medio studente individuato dall’Ocse in 5.900 euro l’anno. Chi applica rette superiori a questa cifra sarà considerato profit e non riceverà le risorse riservate alle scuole senza fini di lucro, che poi sono la grande maggioranza degli istituti paritari. Questa cernita porterà via altro tempo prezioso, rallentando ulteriormente l’effettivo accreditamento delle risorse.