Tempo di orientamento scolastico per i ragazzi e le famiglie delle scuole medie, in vista della scelta della scuola superiore. Tempo delicato, sul quale è bene che studenti e genitori, anzitutto, riflettano a lungo, confrontandosi con i docenti delle scuole medie, ma, prima ancora, cercando, per quanto possibile di questi tempi, di conoscere bene indirizzi ed esperienze di vita e di conoscenza proposti dalle scuole medie superiori. Al di là dei titoli più o meno roboanti degli indirizzi di studio e delle stesse vetrine digitali delle scuole.
Perchè una cosa va detta, secondo verità: i ragazzi a 13/14 anni, con la scelta della scuola media superiore, scelgono il loro futuro, cioè scelgono la vita. In molti casi, quando negli anni mi è capitato più volte di incontrare i genitori li stuzzicavo con un noto proverbio Tuareg: “Fermati un attimo, arrivi prima”.
Un invito cioè a pensarci bene, al di là di questo o quell’indirizzo, di questa o quella scuola. Un passaggio quindi delicato, che va ben ponderato.
Lo sappiamo, gli stessi studenti e le loro famiglie sono bombardati da mille informazioni, forse troppe. Ma si conoscono realmente le concrete proposte e le reali prospettive occupazionali?
Come esempio cito il dato, raccolto da Alma Laurea, il consorzio che fa capo all’Università di Bologna: il 45% dei laureati – questa la notizia che fa venire i brividi – alla domanda se rifarebbe la stessa scelta a 14 anni dichiara con coraggio l’errore di gioventù.
Quanti destini personali bruciati negli anni, e quante reali opportunità di lavoro sacrificate per miopia o poca trasparenza? Perché di fronte a certe scelte, giuste o sbagliate, non si torna indietro, fatte salve rare eccezioni. Sì, ci sono le “passerelle”, cioè i passaggi da un indirizzo ad un altro, ma non sono sempre indolori.
Quanti, nello stesso mondo della scuola, stanno comprendendo la rivoluzione in atto a livello globale, con l’apertura a 360° del mercato del lavoro, tanto che i nostri giovani si troveranno in concorrenza, anche in casa nostra, con ragazzi bravi provenienti dai più diversi Paesi?
Ha ancora senso una maturità a 19 anni, se in Europa la si raggiunge per lo più a 18 anni? Perché non cancellare, con un decreto condiviso, il valore legale del titolo di studio ed introdurre invece la logica della certificazione? Perché non introdurre limiti alle iscrizioni per quelle facoltà che producono solo disoccupati e code infinite nei concorsi pubblici?
Forse, visti i confronti europei, non sono troppi gli iscritti liceali? Vale la pena introdurre, come per buona parte delle facoltà universitarie, delle prove d’ingresso, con possibilità di passerelle, nei casi provati, per rispettare meglio le attitudini e la reale preparazione di base? Non è forse vero che la metà circa dei consigli orientativi delle scuole medie vengono disattesi?
I dati di Unioncamere sui posti vacanti nel nostro mondo del lavoro dovrebbero aiutarci ad avere una attenzione meno astratta su questa scelta di scuola superiore.
Una mano sicura ai nostri ragazzi sulla reale consistenza degli indirizzi di scuola superiore, è giusto ripeterlo, la possono dare i ragazzi più grandi che frequentano il triennio delle superiori, perché entrano nel merito, dicono le attitudini in particolare richiesta, quanto lavoro di studio teorico e quanto di attività di laboratorio.
Ai genitori mi permetto un piccolo e rispettoso richiamo: non anteporre le proprie aspettative alle reali attitudini, passioni, sensibilità dei propri ragazzi e ragazze. È bella e sacrosanta la loro preoccupazione, ma se è essere incanalata sulle vere e concrete prospettive di futuro.
Senza più quei pregiudizi di valore tra scuole di un tipo rispetto a scuole di altro tipo.
Tutte le scuole sono buone, basta farle bene.
Questo se vogliamo, ripeto, dare un futuro concreto ai nostri figli.
I quali devono sapere da subito che servono oggi competenze certe, spendibili, verificabili, dinamiche. Le quali prevedono che lo studio e l’approfondimento sono e saranno una costante di vita per qualsiasi scelta, per qualsiasi indirizzo.
E studiando e approfondendo si apriranno nuovi orizzonti, magari con nuove passioni e attitudini.
Con al centro la più importante: l’imparare a imparare, sempre.
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