È tempo di scrutini, o meglio è il tempo del redde rationem del lavoro di un intero anno scolastico e si riuniscono i Consigli di Classe per la promozione o la non ammissione degli alunni alla classe successiva o all’Esame di Stato.
E il Dirigente Scolastico sulle insufficienze degli alunni incomincia a gettar le mani avanti. “Professore, perché ha un voto insufficiente questo allievo?” Dice il Dirigente. E il professore risponde: “Preside le verifiche scritte parlano chiaro, alle interrogazioni non si è mai alzato. Cosa devo fare?” E il Dirigente di rimando ribatte: “Ha trovato le strategie?”.
Ed ecco che puntualmente al termine dell’anno scolastico spunta la parola magica dei DS, cioè la ricerca delle strategie. Ovviamente quelle didattiche.
Alzi la mano quante volte i docenti hanno pronunciato la frase: “Questo alunno non si impegna, non studia, è svogliato, non esegue i compiti, non merita di essere ammesso alla classe successiva” e si sono sentiti rispondere dai Dirigenti Scolastici: “Quali strategie ha messo in atto per recuperare questo alunno”. Insomma con la fatidica parola “strategie” tutti i Dirigenti scolastici liquidano i docenti, dimenticando quasi del tutto che, un tempo, anche loro sono stati docenti.
Sembra quasi che il concorso per diventare Dirigenti scolastici preveda la fase di resettaggio o meglio di obnubilazione di tutto ciò che è avvenuto prima del ruolo di dirigenti.
Essere responsabili di una istituzione scolastica significa soprattutto costruire un buon clima di lavoro, di convivenza e di partecipazione alla vita democratica della scuola.
La parola magica “strategia”, non deve servire in alcun modo a colpevolizzare il docente se, quest’ultimo, ha messo in campo tutti gli espedienti necessari perchè l’alunno che presenta molte insufficienze, invece di migliorare il proprio rendimento abbia fatto registrare un passo indietro. Il docente, nella sua libertà di insegnamento, ha tutto il dovere di mettere in campo le “fatidiche” strategie, ma se tutte le strade percorribili sono risultate vane, che colpa ne ha il “malcapitato” docente?
Occorre riflettere e soprattutto far acquisire ai Dirigenti scolastici, una considerevole dose di umiltà e di immedesimazione per il lavoro giornaliero che gli stessi insegnanti!
Mario Bocola
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