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Tempo di vacanze e il rischio di regalare dipendenza

Tempo di vacanze. Qua e là per lo Stivale, molte famiglie mantengono ancora viva l’abitudine di comperare al proprio figlio un meritato cadeau di promozione. Cosa regaleranno dunque quest’anno i genitori ai propri bambini? Libri, peluches, arredi bizzarri per la cameretta, qualsiasi cosa purché riflettano ben bene prima di optare per uno scintillante e attraente videogame.
Pare che l’incontro con il primo videogame avvenga proprio in famiglia. Sono, infatti, i genitori che regalano e, quel che è peggio, spesso non regolamentano l’uso di questo giocattolo ai ragazzi che, da parte loro, corrono il rischio di lasciarsi fagocitare dal piacere che sa dare il piccolo e insidioso oggetto elettronico. 
Pochi in verità hanno chiara la percezione del rischio che una simile scelta può comportare. In effetti, certo non sempre, qualche volta avviene che si sviluppi una forma di dipendenza, quella dal joystick, addirittura paragonabile a quella dalle droghe o dal gioco d’azzardo e per la quale è stato messo a punto un programma speciale in una clinica olandese specializzata in disintossicazione, l’Amsterdam-based Smith & Jones Addiction Consultants diretta da Keith Bakker.
È anche vero che affinché si sviluppi una tale dipendenza occorre che vi siano dei prerequisiti in assenza dei quali il rischio decresce considerevolmente, fino a potersi considerare del tutto assente. Chi si rifugia in modo abnorme nei videogiochi è spesso un soggetto che ha voglia di evasione e qualche problema a rapportarsi con la realtà, oltre che difficoltà relazionali. Questi disagi in effetti, secondo gli esperti, sono comuni a molti soggetti che finiscono vittime di qualche dipendenza, sia essa da sostanze stupefacenti o da condotte, come il gioco d’azzardo, che stimolano la produzione di adrenalina e soddisfano, o forse sarebbe meglio dire, anestetizzano il cervello.
Nel caso della dipendenza da videogiochi, poi, c’è un elemento che fa riflettere: i primi otto soggetti che sono stati sottoposti al programma disintossicante durato otto settimane avevano un’età media pari a 15 anni. “Adolescenti drogati da immagini tridimensionali e giochi di varia natura che non hanno la consapevolezza di avere un problema di dipendenza, questa la cosa più grave”, afferma la Bakker.
L’educazione primaria, a quanto pare, dovrebbe essere diretta agli adulti e alla famiglia. Probabilmente per questa ragione il programma di disintossicazione della clinica olandese prevede anche incontri di counseling della famiglia con gli psicologi.
Alessandra

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