“Vi propongo: lavoriamo insieme per il tempo pieno, per gli asili al Sud, per fare dell’educazione la leva che solleva il mondo”.
A dirlo è stato il premier Matteo Renzi, a Catania nella serata dell’11 novembre, a conclusione della festa dell’Unità, mentre parlava su come migliorare la scuola italiana.
Il presidente del Consiglio ha tenuto però a sottolineare che però “non si costruisce la rivoluzione come quella nel giro di un giorno. Voglio sfidare il Pd: finché ci sarà un bambino che non avrà gli stessi diritti dell’altro bambino lì ci sarà il fallimento della politica. Insieme dobbiamo fare più ore a scuola, tenere le scuole aperte il pomeriggio”.
Per il premier, quindi, il miglioramento dell’offerta formativa, dopo l’approvazione della Buona Scuola, lo scorso anno, passa per l’incremento delle ore di lezione. E ribadiscono quanto detto dallo stesso Renzi poche ore prima, quando ha rassicurato tutti dicendo che le coperture finanziarie per la riforma 0-6 anni ci sono. E che, quindi, per le prossime settimane dobbiamo aspettarci la “sterzata” decisiva per l’approvazione della legge delega sulla materia.
Ma le parole di Renzi fanno seguito a quelle, sulla stessa linea ma più dettagliate, pronunciate anche qualche giorno prima, parlando a margine della Festa dell’Unità, pronunciate dal sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone.
“Per il Mezzogiorno questo sarà l’anno del tempo pieno”, aveva detto il sottosegretario specificando che “noi investiremo già a settembre 320 milioni di euro dei fondi Pon per il tempo pieno e questo comporterà di conseguenza più posti in organico per gli insegnanti, ma soprattutto forniremo un servizio e una possibilità che è garantita ai bambini del Nord e non al Sud, in cui ci sono percentuali di tempo pieno irrisorie”.
Faraone ha aggiunto: “è un impegno che prendo e che verificheremo nelle prossime settimane”.
Il progetto espresso dal sottosegretario porterebbe, quindi, anche una maggiorazione delle cattedre. Che permetterebbero, di conseguenza, di far rientrare nel corso degli anni una parte consistente dei docenti oggi costretti a trasferirsi negli ambiti territoriali del Centro-Nord.
Mentre parlava di scuola, Renzi è stato interrotto da un contestatore. “Vergogna? Non è vero”, ha replicato Renzi. Che poi ha aggiunto: “abbiamo assunto centomila persone a cui lo Stato aveva detto vi do un incarico e poi se n’è stato fregato. Non è stato facile, alcuni hanno dovuto lasciare la loro Regione perché il bene della scuola non è dei professori, ma dei loro ragazzi”.
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