E’ da almeno tre anni che l’idea del M5S e dei due Governi che si sono succeduti dal 2018 ad oggi è quella di estendere, anzi generalizzare il tempo pieno in tutta la scuola primaria.
Ma anche quest’anno i dati raccontano una storia molto diversa.
Dal Ministero spiegano che le richieste di tempo pieno sono aumentate, passando dal 45,8% dello scorso anno al 46,1% attuale. Resta però immutata la tendenza: nelle regioni del sud, le famiglie non sembrano particolarmente interessate.
In Sicilia, per esempio, a farne richiesta è solamente una famiglia su 7, la percentuale aumenta leggermente nel Molise e arriva a mala pena al 27% in Campania. Si tratta di una tendenza ormai consolidata.
Quando venne scritta la legge finanziaria per il 2019 intervenne Luigi Di Maio in persona per far inserire una norma che prevedeva un incremento di 2mila unità dell’organico di tempo pieno.
Ma già allora si fecero i conti senza l’oste perché poi, a iscrizioni concluse, ci si accorse che, pur avendone la possibilità, molte famiglie non fecero neppure la richiesta del tempo pieno e così buona parte dei 2000 posti previsti dalla legge anziché andare nelle regioni del sud, come il Governo avrebbe voluto, servirono per incrementare le dotazioni al nord.
Sarà forse perché Don Milani, più di 50 anni fa scriveva: “Perché il sogno dell’eguaglianza non resti un sogno vi proponiamo tre riforme: non bocciare; a quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno; agli svogliati basta dargli uno scopo”.
Frase che a qualcuno fa pensare che a frequentare il tempo pieno sono soprattutto gli alunni che sembrano cretini.
E così è meglio optare per altri modelli organizzativi.
Al di là delle facili battute il fatto è che purtroppo, sul modello del tempo pieno, si è costruita nel corso degli anni una idea del tutto sbagliata ma che, purtroppo, circola anche sui social grazie anche a post e commenti di insegnanti che lo definiscono spesso un “parcheggio” a costo zero a disposizione delle famiglie.
Per la verità già dagli anni ‘70, quando nacque e si impose soprattutto nelle grandi città del nord, il tempo pieno si presentò come un modello educativo e pedagogico finalizzato a promuovere nel miglior modo possibile la formazione dei bambini e delle bambine. Poi, per motivi diversi, con il passare del tempo quel modello pedagogico ha perso gran parte del suo “smalto” al punto da essere considerato solo un parcheggio.
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