La Legge di Bilancio 2019 è attuata, dopo 4 mesi e mezzo dall’approvazione, per il 13%.
Dei 175 provvedimenti attuativi previsti, ne sono stati approvati 22, mentre un decreto è in consultazione. È quanto emerge dal dossier del Servizi studi di Camera e Senato.
Mancano ancora molti strumenti attuativi, decisivi per l’applicazione pratica delle norme. E non si tratta di soli decreti ministeriali, comunque la maggior parte, ma anche di provvedimenti del direttore dell’Agenzia delle entrate, decreti del presidente della Repubblica, convenzioni, regolamenti, circolari.
In 56 casi il termine per l’approvazione risulta scaduto.
Due, in particolare, riguardano la scuola: il primo riguarda l’alternanza scuola/lavoro (articolo, comma 787).
Il decreto ministeriale, con cui si definiscono le linee guida dei nuovi percorsi per l’alternanza scuola-lavoro, che sarebbe dovuto essere emanato 60 giorni dopo la pubblicazione della legge di Bilancio, non è ancora stato emanato.
In difficoltà anche l’incremento di 2 mila posti per il tempo pieno alla primaria per il prossimo anno scolastico (articolo 1, comma 728), che il Miur, sentita la Conferenza unificata, avrebbe dovuto emanare i primi di marzo, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio.
Secondo quanto riporta ItaliaOggi, il Miur ha trasmesso a metà marzo il decreto alla Conferenza Unificata per il parere, ma là si è arenato.
Metà dei posti, 941, sono destinati al Sud, concentrati in tre regioni: Campania (276), Sicilia (261) e Puglia (187). Solo 50 insegnanti in Sardegna e 81 in Calabria. A questi se ne aggiungeranno 15 in Basilicata, 14 in Molise e 57 in Abruzzo.
Mentre 729 docenti in più per il tempo pieno si avranno al Nord, con in testa Lombardia (262), Emilia Romagna (118) Veneto (167) Piemonte (112). Circa la metà dei 330 insegnati previsti nel Centro saranno destinati al Lazio (146), seguito dalla Toscana (90).
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