Per migliorare la situazione occupazione nelle regioni del Sud i Partigiani della scuola pubblica hanno una soluzione: bisogna aumentare gli asili nido e il tempo.
I Partigiani partono da un dato: negli ultimi dieci anni il Sud ha perso 200 mila laureati e circa 30 miliardi che le famiglie hanno di fatto investito per la formazione dei loro figli, un doppio danno per l’intero Sud!
Ma ci sono anche altri numeri importanti da considerare.
Il livello di scolarizzazione dei ragazzi meridionali è compreso tra il 79,2% delle regioni del sud e il 73,3% nelle isole, a fronte di valori compresi tra l’82,9% del Nord-Ovest, l’85,3% del Nord-Est e l’85,2% nel Centro.
Il Mezzogiorno presenta tassi di abbandono scolastico troppo elevati, con una particolarità: nel Centro-Nord il mancato proseguimento degli studi si accompagna a un numero più consistente di giovani occupati, mentre nelle regioni meridionali gli occupati usciti precocemente dagli studi sono una minoranza.
E ancora: dall’inizio del 2000 sono partiti oltre due milioni di persone, come se l’intera Calabria si fosse spopolata; oltre il 68% dei cittadini italiani che nel 2017 ha lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord, aveva almeno un titolo di studio di secondo livello: diploma superiore il 37,1% e laurea il 30,1%.
La denuncia arriva dai Partigiani della Scuola Pubblica che si basano anche sui dati forniti di recente dalla Svimez.
“Finalmente – sottolineano i Partigiani – stanno emergendo anche altri dati che denunciano come al Sud finora lo Stato ha dato molto meno risorse per poter garantire sviluppo e posti di lavoro. Parliamo del famoso 34%, stabilito finalmente per legge, delle risorse dello stato che devono essere investite al Sud in proporzione cioè al numero della popolazione, poiché finora mediamente si è investito al massimo il 28%. Uno squilibrio quantificato in decine e decine di miliardi di spesa pubblica in meno alle regioni del Sud. È chiaro che investendo di meno si ottiene di meno. In una simulazione dell’applicazione per 10 anni della clausola del 34%, fatta dalla Svimez si apprende che si sarebbero mantenuti circa 300mila posti di lavoro, ossia anziché la perdita di 500mila, se ne sarebbero persi solo 200mila”.
“Per invertire la tendenza – sostengono ancora i Partigiani – occorre investire al Sud ed evitare lo spopolamento e favorire la crescita occupazionale. A cominciare dagli asili nido e dal tempo pieno nelle scuole. Creando e favorendo quindi una doppio canale lavorativo, sia degli occupati direttamente nelle strutture scolastiche (quindi insegnanti, personale educativo e ausiliario, imprese di pulizia) sia delle famiglie in favore maggiormente dell’occupazione femminile, che ricordiamolo è fra la più bassa in Europa. Il 63,3% è la media UE, mentre al Sud si ha Basilicata, Puglia, Calabria, Campania e Sicilia nelle ultime sei con valori del tasso di occupazione intorno al 30-35%”.
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