Se a livello nazionale sono 948.565 gli studenti che usufruiscono del Tempo pieno, il 38% sono iscritti nelle scuole del Nord Ovest, il 25,8% al Centro e il 20,3% nel Nord Est.
Appena l’11,7% degli alunni è iscritto nelle scuole primarie di Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria, mentre in fondo in fondo alla classifica si collocano Sicilia e Sardegna, dove il 96% degli alunni delle ex scuole elementari non ne usufruisce
Questo significa che l’apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o per articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scolastico o rimodulazione del monte orario, come previsto del comma 7 della Legge 107/2015, in queste Regioni non è previsto. Eppure il potenziamento del tempo pieno, oltre ad allargare l’occupazione tra i docenti, aiuterebbe le mamme lavoratrici.
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Secondo Anief il tempo pieno è legato a doppio filo a determinati servizi, come la mensa scolastica, il trasporto e la presenza di personale. Senza un progetto assistenziale a supporto, i servizi diventano a pagamento. A rimetterci sono gli alunni che si ritrovano già con meno ore di didattica a seguito della riforma Tremonti-Gelmini. Servono interventi straordinari per potenziare gli organici e i servizi locali delle zone deprivate culturalmente, prive di agenti sociali adeguati. Non si può prevedere lo stesso finanziamento per una regione florida del Nord e per una del Sud, dove manca tutto. Altrimenti la forbice continuerà ad allargarsi sempre più.