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Temptation Island batte Alberto Angela, il geologo Tozzi: “Persone interessate alle corna e non ai Sapiens, è la cultura media”

Si discute ancora della cancellazione del programma culturale di divulgazione Noos” di Alberto Angela, in onda il giovedì sera su Rai1, spostato fine agosto per via della competizione con il reality show “Temptation Island, che ha fatto registrare, nelle ultime settimane, il triplo dei suoi ascolti.

In molti non ci stanno: sembra che la cultura debba fare spazio al trash. A dire la sua è stato il geologo Mario Tozzi, a Il Messaggero. “Un programma di approfondimento ha bisogno di maggiore sostegno. Non bastano solo i contenuti, ci vogliono anche il palinsesto e la promozione. Tutti quelli che fanno divulgazione si trovano in difficoltà perché nel week end vanno contro dei programmi corazzata in giornate molto difficili. Io per esempio sto contro Ballando e Tú sí que vales che da soli fanno il 50% di share. Mi rimane molto poco”, ha commentato.

Influencer per divulgare? Meglio di no

Giusto cercare di risollevare i programmi culturali con gli influencer? Secondo Tozzi no: “Quella è una strada sbagliata. I linguaggi sono diversi e infatti dopo si vede. Chi viene precipitato dal mondo dei social a quello della tv non riesce bene, come anche io non ho il linguaggio adatto quando devo promuovermi sui social”.

Ecco cosa si potrebbe fare a suo avviso: “Direi di proteggere gli spazi della divulgazione, cercare di attirare i giovani, investire sull’aspetto scenico e grafico. Ma il segnale è chiaro: le persone sono interessate alle vicende di corna più che a come sono fatti i Sapiens. Non mi meraviglia: questa è la cultura media degli italiani e degli europei. In tempi non sospetti avevo chiesto un consiglio a Maurizio de Giovanni e lui mi ha risposto che ci devo mettere le corna, perché questo interessa alla gente. Ma io come faccio a metterle nella deriva dei continenti, nei vulcani e nei terremoti? Parlo di cose inanimate, non c’è la storia a permettermi di inserire le corna tra i terremoti. Eppure Maurizio aveva ragione”.

“Temptation Island” e l’educazione sentimentale

Per chi non lo sapesse, il reality show Mediaset è un vero e proprio “viaggio nei sentimenti” di alcuni coppie messe alla prova per non tradire il proprio partner, il tutto condito da una buona dose di trash in grado di sfornare meme per tutta l’estate. Ovviamente sono molti coloro che non ci stanno, fin dall’inizio della messa in onda dei due programmi: sembra quasi che il “trash” abbia vinto sulla cultura.

Per non parlare delle dinamiche tossiche che vengono proposte dalle coppie del programma di Canale5: molti atteggiamenti non sono infatti proprio esemplari per i giovani, tra gelosia estrema, tentativi di minare la libertà del partner, scatti d’ira. Intendiamoci, questo discorso vale anche considerando che si tratta di scene “gonfiate” e romanzate. Questo però, probabilmente, non viene compreso a pieno dai giovanissimi, che magari si trovano a replicare ciò che vedono.

“Temptation Island” batte “Noos”, le reazioni

Ecco alcuni dei commenti di utenti del web:

“Servono reazioni cattive contro questa ingiustizia”.

“C’è bisogno di cultura VERA in questo paese allo sbando”.

“Ma davvero la Rai ha sospeso il tuo meraviglioso programma per non scontrarsi con Temptation Island? Siamo alla frutta. Questo è lo specchio del nostro Paese”.

“Sospendere il programma di Alberto Angela, motivando la decisione con i ‘bassi ascolti’ è il punto di non ritorno della RAI. Perché chiedere il canone ai cittadini, quando la logica della televisione pubblica è la stessa della televisione commerciale? È un fallimento generale”.

“Il punto non è che Temptation Island faccia più ascolti di Noos. Il punto è che nella TV pubblica si applichino per la cultura le stesse logiche dell’intrattenimento”.

“Temptation Island e’ visto da 3.5 milioni di persone. Immagino sia seguito in maggior parte da giovani e scolarizzati. Inoltre tra i protagonisti ci sono molti laureati. La stessa ideatrice del programma lo è. Qui il problema non è la cultura in TV ma la scuola che fa pena”.

Redazione

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