“Purtroppo la formazione scientifica si stacca sempre di più dalla qualità: si preferisce realizzare le trasmissioni trash, seppure queste si confermino sempre più lontane da una comunicazione atta formare in un’ottica di consapevolezza e di crescita culturale”. A dirlo alla Tecnica della Scuola è Giovanni Caprara, dal 2010 presidente Ugis (Unione giornalisti italiani scientifici) e dal 2013 editorialista scientifico del Corriere della Sera: l’esperto di scienza ha in questo modo inteso commentare la decisione della Rai di posticipare a fine agosto il programma culturale “Noos” del divulgatore più amato d’Italia Alberto Angela, per via dello strapotere, a livello di ascolti, del programma “Temptation Island“, andato in onda in contemporanea su Canale 5 e che ha fatto registrare oltre il triplo di audience.
Caprara, a cosa stiamo andando incontro?
Ormai i mezzi di comunicazione tendono sempre più al basso contenuto culturale perché legati a doppio filo all’audience e quindi stiamo andando incontro alle necessità dettate dai sistemi dei media. Ma chi fa comunicazione rischia di andare anche incontro ad una mera illusione.
Perché è un’illusione?
Perché è chiaro, lo dicono i numeri, che abbassando il livello del contenuto non è detto che si aumenti sempre quello dei consensi e dei lettori. Per rendersene conto, basta vedere cosa è accaduto con i quotidiani negli ultimi anni: il livello si è ridotto, le vendite sono sprofondate.
I sociologi della comunicazione sostengono che le trasmissioni trash sono sempre più viste anche da laureati: è sorpreso?
Il fatto che strati sempre più vari di persone, anche con una cultura medio alta, seguano trasmissioni “trash” non sorprende più di tanto: i cosiddetti analfabeti di ritorno, persone con titoli di studi di un certo livello che dimenticano la loro formazione, sono in continuo aumento. Sembra un volersi adattare ad una moda.
I social media che peso hanno in questo gioco al ribasso?
I social possono essere utilizzati in più modi, ma così come vengono utilizzati in prevalenza oggi, soprattutto dai giovani, diventano quasi sempre distruttivi a livello di conoscenza. Perché tendono sempre alla superficialità, prediligono la vuotezza di contenuti e collaborano al ribasso generale.
Cosa potrebbe fare la scuola?
La scuola può fare tantissimo, è l’arma vincente per fermare questo declino della qualità della comunicazione. L’unica via per invertire la tendenza al ribasso, di un interesse per la cultura che si sta sempre più degradando, è la corretta formazione di ragazzi che saranno adulti.
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