Il Regno Unito si scontra con una forte rimodulazione delle attività didattiche e dei servizi aggiuntivi erogati a scuola. L’innalzamento dei costi dovuto all’inflazione ed alla polverizzazione del potere d’acquisto comporta la chiusura dei rubinetti da parte di numerosi istituti per laboratori, corsi di specializzazione, servizi mensa ed assimilati. I costi per le famiglie finalizzati a mettere un piatto a tavola limitano l’accesso libero ai prodotti di consumo con conseguente impatto sociale, visibile anche a scuola. La stessa, fornendo supporto non solo educativo e formativo, ma anche alimentare, può essere considerata una strategica e fondamentale fonte di supporto per le famiglie, anche per l’alimentazione ed i pasti. La soppressione della gratuità degli stessi ha scatenato una vera e propria rivolta sociale che mette in discussione esclusiva il rapporto con le istituzioni – che hanno l’onere di supportare e tutelare i gruppi familiari in difficoltà – ma anche con le scuole, enti pubblici più prossimi alle famiglie alle prese con le varie e complesse sfumature di una crisi sempre più aperta per studenti e società, anche per temi basilari come la mensa. Nel Regno Unito la questione risulta assai spinosa e l’intero tessuto sociale è a rischio.
Il partito laburista sta affrontando le richieste dei parlamentari di sostenere la fornitura di pasti scolastici gratuiti per tutti i bambini delle scuole elementari in Inghilterra, dopo che un nuovo studio ha trovato prove che riduce l’obesità e migliora le capacità di lettura. Secondo lo studio visionato dall’Observer, i livelli di obesità sono stati ridotti dall’11% al 7% tra i bambini accolti nei quattro quartieri londinesi che hanno già adottato questa politica. Per gli studenti del sesto anno, a cui era stato concesso il pasto scolastico gratuito per tutto il periodo della scuola primaria, è stata applicata una riduzione dell’8-5%. Lo studio, condotto dall’Istituto per la ricerca sociale ed economica dell’Università dell’Essex, ha rilevato che, oltre all’aiuto ai genitori sul costo della vita, si è verificato un aumento associato alle abilità di lettura. Ha suggerito che all’età di 11 anni, l’impatto era equivalente a “circa due settimane di progressi aggiuntivi a scuola”. Si è inoltre scoperto che rendere universali i pasti scolastici gratuiti ha aumentato la loro fruizione da parte di coloro che ne avevano già diritto dell’8%, forse perché ha cambiato la cultura scolastica e lo stigma attorno al loro consumo. Sembra che uno studente su tre abbia consumato il pranzo a scuola per la prima volta.
I ricercatori hanno esaminato l’impatto dell’estensione della politica a tutti gli studenti della scuola primaria studiando quattro quartieri londinesi – Tower Hamlets, Southwark, Newham e Islington – che dispongono dei propri programmi. “Ci sono molti benefici a lungo termine che ci aspetteremmo, come un miglioramento della capacità di lettura, anche alla fine della scuola primaria“, ha affermato il dottor Angus Holford, coautore dello studio. “Altre prove suggeriscono che ciò persisterà in un vantaggio in termini di guadagni nel corso della vita. Anche se questi effetti sulla prevalenza dell’obesità non persistono completamente nell’età adulta, anche ritardare l’insorgenza dell’obesità, o ridurre la durata totale dell’obesità, riduce comunque il rischio di sviluppare malattie successive”. In Italia il pagamento dei servizi mensa è proporzionato all’ISEE e dunque relativo al reddito; in riferimento a ciò, nel Mezzogiorno tale servizio risulta in sensibile diminuzione per via delle varie preferenze accordate con le famiglie, ove le stesse prediligono giornate scolastiche brevi senza pausa pranzo intermedia.
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