“Nessuno ha intenzione di introdurre pratiche sessuali negli asili o di indottrinare i bambini su presunte “ideologie gender”. Tenta così di fare chiarezza il M5S su una questione di importanza rilevante che sta animando molte polemiche.
Interviene sui social network l’on. Chimienti: “In questi giorni ci scrivono tanti genitori terrorizzati dal fatto che a partire dal prossimo anno i loro bambini verranno costretti all’educazione sessuale e ad ogni genere di pratiche finalizzate alla sessualizzazione precoce. Questa vergognosa mistificazione nasce dalla strumentalizzazione di un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità risalente al 2010 che analizza gli standard dell’educazione sessuale in tutta Europa, descrivendo scientificamente ciò che avviene nelle varie fasce d’età della vita dei bambini e dei ragazzi in relazione alla sessualità. Questo documento però è un testo scientifico per addetti ai lavori, non un testo normativo e, soprattutto, non ha nulla a che vedere con le proposte di legge esistenti sul tema dell’educazione affettiva.”
In sostanza è bene sapere che non esiste alcuna proposta in Parlamento con i contenuti del documento dell’Oms. Silvia Chimienti spiega: “L’ideologia gender, molto semplicemente, non esiste e dunque non può essere definita. O meglio, si tratta di un mero termine retorico, creato ad arte per diffondere un clima di terrore, paventando un indottrinamento dei bambini e dei ragazzi sulla presunta negazione dell’esistenza di differenze tra uomo o donna o, peggio, sulla possibilità per ognuno di loro di essere portati a scegliere arbitrariamente se essere uomini o donne. È necessario fare chiarezza: il superamento degli stereotipi di genere non significa in alcun modo annullamento del sesso biologico. Significa che una ragazzina, biologicamente donna, che a scuola preferisce giocare a calcetto o vestirsi “come un maschiaccio” non va presa in giro e che, similmente, un ragazzo con voce o movenze femminili non va emarginato e preso a botte. L’educazione all’affettività non punta all’abbattimento del genere bensì al superamento del ruolo di genere imposto attraverso stereotipi.”
Perciò, continua la Chimienti, “noi abbiamo una proposta a mia prima firma per introdurre, nelle scuole secondarie, corsi interdisciplinari di educazione all’affettività e alla sessualità consapevole finalizzati a contrastare il bullismo omofobico, le discriminazioni e la violenza di genere (anche contro le donne). Una proposta che, semplicemente, punta a far sì che le diversità vengano viste come una ricchezza e non come una colpa. Una proposta che vuole dare attuazione alla nostra Costituzione, educando i ragazzi alla tolleranza, al rispetto, all’inclusione, alla non – violenza.
Perché non accada mai più ciò che sta avvenendo sempre più di frequente in questi giorni, nel clima di odio omofobico alimentato da personaggi come Adinolfi: continue aggressioni, violenze e pestaggi nei confronti di ragazzi omosessuali. Che tipo di società vogliamo costruire per i nostri figli?”
Insomma nessuno punta a una ipersessualizzazione precoce dei bambini nelle scuole. Né a insegnare che si può scegliere di essere uomo o donna. Questo sia chiaro, in attesa della manifestazione di sabato 20 giugno organizzata per dimostrare la contrarietà all’introduzione delle teorie gender nelle scuole e alle linee guida stilate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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