“’L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento’, così stabilisce l’art. 33 che attesta in modo inequivocabile la libertà di ricerca e insegnamento come specificazione della libertà di manifestazione del pensiero”: a scriverlo, il 22 ottobre, sono stati un gruppo di docenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali e del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, in difesa di Federico Zappino, ricercatore e docente dell’ateneo del Nord Sardegna, da alcune settimane al centro di accese polemiche per avere avviato un corso bis sulle Teorie di genere e queer all’Università di Sassari.
“Nell’esprimergli la nostra solidarietà, ricordiamo, con preoccupazione ma anche con fermezza, quanto garantito dal dettato costituzionale”, hanno scritto gli insegnanti e colleghi.
Il corso era stato attivato già nel 2023, ma adesso il caso sta esplodendo, con petizioni e raccolte di firme pro e contro: quasi 1.200 quelle per chiedere al ministero di bandire “l’ideologia gender” non solo dalla scuola dell’obbligo e superiore, ma anche dall’università; circa 3.000 invece le sottoscrizioni di intellettuali e accademici schierati a difesa dell’articolo 33 della Costituzione che sancisce la libertà di insegnamento.
Del caso si è parlato anche in Parlamento, con una interrogazione del leghista Rossano Sasso, sfociata in una vera e propria bagarre nell’aula della Camera.
Ma il caso è andato anche oltre confine: s’è fatta avanti, ad esempio, la filosofa americana Judith Butler, tra le maggiori esponenti mondiali del pensiero queer: è la prima firmataria di una lettera aperta, indirizzata alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, a sostegno del docente dell’ateneo sassarese.
Quindi si è arrivati alla lettera di solidarietà resa pubblica poche ore fa: “L’odioso attacco diretto dall’onorevole Sasso colpisce tutte e tutti noi e va respinto con decisione”, hanno scritto i colleghi del professore Federico Zappino.
Secondo i sostenitori del docente e ricercatore accademico, firmatari dell’appello in sua difesa, ci troviamo di fronte a un vero e proprio attacco alla circolazione delle idee: “Non è ammissibile una ingerenza esterna nel merito nel caso specifico di un corso universitario, tenuto da un docente in possesso dei requisiti scientifici e accademici, fondato su fonti riconosciute dalla comunità scientifica e rivolto a persone adulte che, esercitando il proprio diritto allo studio e la libertà di scelta, scelgono all’interno di una offerta formativa ampia e costruita in funzione del pluralismo democratico”.
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