Questi tre numeri, multipli di tre, rappresentano la prospettiva più realistica di quanto potrebbe capitare sulla testa di una categoria definita impropriamente molto corporativa e la più sindacalizzata tra tutte le categorie.
E’ ormai noto a tutti che in questi ultimi anni, con il pregiudizio politico volto a considerare la classe docente italiana, una categoria d’intoccabili e la più sindacalizzata del pubblico impiego, una casta privilegiata che può fare qualsiasi cosa, sapendo di non potere essere licenziata, si è attuata, quella che noi chiamiamo destrutturazione contrattuale. Si sono cancellati per via legislativa alcuni diritti contrattuali vigenti, facendoli passare per privilegi di casta e contestualmente si è intervenuti ad aumentare i carichi di lavoro previsti nello stesso contratto scuola. Si ignora, nel modo più assoluto e anche volutamente, il fatto che esistono scritte, tra le righe del contratto vigente, una quantità di ore di servizio non quantificate e che comunque devono essere svolte per garantire la funzione docente.
Si tratta per esempio delle ore praticate da ogni docente per tutte quelle attività, individuali e collegiali, funzionali all’insegnamento. E’ tutto scritto nell’art. 29 del CCNL scuola 2006-2009, dove oltre le ore di lezione frontale prevista ai sensi dell’art. 28 dello stesso contratto, ci sono obblighi di lavoro non quantificati ma impegnativi e dispendiosi.
Nonostante tutti gli impegni didattici e burocratici a cui sono sottoposti gli insegnanti di ogni ordine e grado, si continua a dire e pensare che i docenti italiani sono dei privilegiati che lavorano poco e che vengono pagati fin troppo rispetto al poco che fanno. Su questi presupposti il governo Renzi, il ministro Giannini e il sottosegretario Reggi, stanno pensando ad un piano volta a diversificare la carriera degli insegnanti e il loro impegno orario da svolgere a scuola. Si sta pensando seriamente di aumentare il carico orario del servizio settimanale dei docenti della scuola e di introdurre percorsi di carriera giuridica ed economica degli stessi insegnanti. Inoltre si vuole riformare, presumibilmente sulla base della bozza Aprea-Ghizzoni approvata dalla Commissione Cultura e Istruzione della Camera nella scorsa legislatura, la riforma degli organi collegiali.
Nell’agenda riformatrice del governo c’è la riduzione di un anno del percorso dell’istruzione secondaria di secondo grado. In buona sostanza è prevista, ormai per l’anno scolastico 2015/2016, una rivoluzione contrattuale che si baserà quasi certamente sul terno secco sulla ruota del Miur: 18, 24 e 36.
A puntare su questo terno secco sembrano essere anche i sindacati che non sono contrari pregiudizialmente, ma chiedono al Governo,”confronto e condivisione”. Forse questo è il terno su cui si potrebbe basare il nuovo contratto della scuola.
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