La pericolosità delle scuole italiane rimane alta: quelle individuate a “rischio” sisma sono almeno la metà, ma le modifiche per le messe in sicurezza tardano ad arrivare.
A dirlo è stato il sismologo Massimo Cocco, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), nella conferenza stampa organizzata dall’istituto, nel giorno del terremoto che ha devastato alcuni paesi del Centro Italia, probabilmente scuole comprese.
Il sismologo ha spiegato che la mappa di pericolosità sismica italiana risale ormai alla fine del 2009, nella sua versione definitiva arrivata dopo il terremoto de L’Aquila, ma i danni prodotti dal terremoto di Rieti indicano che c’è ancora molto da fare, “soprattutto considerando che oltre il 50% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1980“.
La mappa, ha proseguito Cocco, “è stata accompagnata dal nuovo codice per la costruzione di edifici sicuri: un progresso sostanziale che riguarda l’edilizia nuova e non quella pregressa, che ha bisogno di opere adeguamento e messa in sicurezza”.
Per il sismologo Alessandro Amato “in Italia c’è il problema degli edifici precedenti alla classificazione sismica”.
Premesso ciò, ha concluso Cocco, “servirebbero interventi di adeguamento e rinforzo, o di demolizione degli edifici che non hanno un valore storico, come hanno fatto altri Paesi, fra cui Cile e Turchia”.
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