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Terremoto, vignetta sulla rivista francese Charlie Hebdo. Scoppia il caos: fanno satira sui morti

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Va bene la satira, ma stavolta si è esagerato: a farlo è stata la rivista francese Charlie Hebdo, che ha pubblicato una cinica vignetta sul terremoto di Amatrice.

Il settimanale transalpino ha intitolato la vignetta (nella foto qui a sinistra, fornita dall’Ansa) “Sèisme a l’Italienne” (“Terremoto all’italiana”), paragonando le 300 vittime del terremoto a tre piatti tipici della nostra cultura: “Penne all’arrabbiata”, rappresentate da un uomo sporco di sangue; “Penne gratinate”, con una superstite tra la polvere; “Lasagne”, raffigurate da strati di pasta alternati ai corpi. A firmare il tutto è stato il vignettista Felix.

Nella stessa pagina della vignetta, sono presenti anche diverse battute: “circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa se il sisma abbia gridato ‘Allah akbar’ prima di tremare”.

Il popolo del web non l’ha presa bene, in tanti si dicono indignati e hanno chiesto il ritiro immediato della vignetta.

C’è però anche chi ricorda il sostegno a Charlie Hebdo, a seguito dell’attacco sanguinoso alla redazione del settimanale, rivendicando la libertà di stampa anche per chi realizza vignette.

Non la pensa così Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice: alla vista della vignetta pubblicata sull’ultimo numero di Charlie Hebdo, non usa giri di parole, perché si fa ironia, facile ironia, mentre qui “è pieno di morti”.

“Ma come cazzo si fa? Ma come si fa a fare della satira sui morti? La satira è satira quando fa ridere e qui mi sembra che non ci sia proprio nulla da ridere”, dichiara il primo cittadino del distrutto paese laziale.

Ecco perché quella di Felix, dice ancora Pirozzi, non è altro che “satira sgradevole e imbarazzante”. Una satira che “sono certo, non rappresenta e non risponde al vero sentimento dei nostri amici francesi”.

Per Pirozzi “qui c’è soltanto del cattivo gusto”: anche la satira deve avere un limite, perchè “sui morti no, non si può fare satira sui morti. La satira è una cosa bella, ben venga l’ironia. Ma disgrazie come queste, con 300 morti, alcuni dei quali ancora sotto le macerie, non possono essere trattate in questo modo”, conclude il sindaco.

 

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